A desso è ufficiale: scende in campo Alfio Marchini. Lo dice lui stesso in un lungo colloquio all' Espresso , oggi in edicola. Centro, destra o sinistra? Poco importa. Marchini spariglia le carte (anche se parla di «neoconservatorismo») ma la sua autocandidatura ha una connotazione: vuole rottamare il rottamatore. Si presenta come l'anti-Renzi numero uno e lo inchioda così: «Renzi è un frullato ideologico. Finora ha acchiappato gli italiani con gli 80 euro e loro, educatamente, lo hanno ringraziato nelle urne. Afferma tutto e il suo contrario. Come primo atto a Palazzo Chigi vende le auto blu su e-bay ricavando pochi spiccioli e i titoli dei tg. Oggi, voilà, ordina un nuovo aereo di stato spendendo più del budget nazionale per gli asili. In politica estera regna il “sì, ma”». Insomma, bocciatura completa. Centrodestra, quindi. Anche se Marchini non è tenero neppure con l'altro Matteo, Salvini. Romano, romanissimo, tanto da candidarsi sindaco con due liste civiche nel 2013 ottenendo 114.169 voti, pari al 9,48%, adesso il consigliere comunale Marchini punta più su, a palazzo Chigi. Dice: «È Il tempo del coraggio per candidarci all'unica e ultima leadership possibile per il nostro Paese: rappresentare l'avanguardia nell'innovazione e sperimentazione sociale mondiale. Siamo gli unici a poterlo fare: cultura, antica tradizione democratica e destrutturazione dei tradizionali alvei politici. Qui da noi tutto nasce e muore con leggerezza, basta vedere le meteore politiche degli ultimi anni. È un limite ma anche una straordinaria opportunità per la sperimentazione democratica. È evidente come questa sia oggi la grande domanda non soddisfatta che i popoli stanno ponendo alla politica». Estremamente involuto ma tra le righe è chiaro: vuole fare il premier.
Cavalcando l'antipolitica? Mica tanto. Anche perché lui i cosiddetti «quadri intermedi» li terrebbe tutti: «Io voglio reagire di fronte alla distruzione in corso dello Stato e dei corpi intermedi. Solo chi ha fatto qualcosa sa quanto sia facilmente inutile distruggere o rottamare. E ho orrore per l'uomo solo al comando. Basta con le ipocrisie, io dico: viva le élites. C'è una grande differenza tra l'élite e la cupola. L'élite si fa carico della collettività, mette a disposizione degli altri la sua competenza, non per generosità ma perché gode più del cambiamento che del riconoscimento. La cupola, invece, è un gruppo di compari che si mette insieme per gestire il potere».
Di certo Marchini parla all'elettorato moderato. E non manca di citare Berlusconi: «Nel '94 Forza Italia era più a sinistra del Pd di Renzi. E con una classe dirigente più aperta e liberale. Berlusconi ha fallito il suo obiettivo dichiarato ma ha avuto il merito di innovare lo schema di gioco e ha dato visibilità politica e orgoglio di appartenenza a un blocco sociale composto da partite Iva, imprenditori, una grande fetta popolare.
In quel campo c'era molta più voglia di accettare il rischio dell'innovazione di quanto non ce ne fosse nell'elettorato di sinistra. Oggi nell'occidente impaurito e opulento il tema è come si coniuga conservazione e innovazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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