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E adesso? Dal governo tory al Parlamento «appeso» Gli scenari possibili e le ricadute sul terremoto Brexit

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Sarà una notte buia e tempestosa, per dirla alla Lord Lytton o più «pop» con Snoopy. E sarà soprattutto lunga, parecchio lunga, la notte che separa il Regno Unito dal risveglio di domani, venerdì, quando si conoscerà l'esito delle elezioni più importanti dal Dopoguerra. Alle 22 (le 23 in Italia) gli exit poll, dopo la mezzanotte italiana i primi risultati, tra le 2 e le 5 del mattino si capirà se il «muro rosso» del Labour, nei suoi tradizionali seggi, sarà caduto a causa dell'onda pro-Brexit. Tra le 5 e le 6.30 si avrà una tendenza, fino a mezzogiorno, quando lo scenario sarà ormai definito.

Cosa ci si può aspettare? Le prospettive nel breve termine sono almeno quattro. La prima: vittoria netta dei Conservatori guidati di Boris Johnson. I Tory potrebbero riconquistare la maggioranza assoluta di 326 seggi su 650 persa con Theresa May nel 2017 ed evaporata con le defezioni ed espulsioni nell'epoca Johnson. Se così fosse, il riconfermato premier Boris potrebbe anche chiedere al nuovo Parlamento tinto di blu un voto sull'accordo di uscita dalla Ue da lui concluso con Bruxelles persino prima di Natale. Sarebbe Brexmas. La Brexit di Natale. Con un processo che verrebbe chiuso, come promesso dal primo ministro, entro il 31 gennaio del 2020. Poi comincerebbero le trattative sui futuri accordi commerciali con la Ue, che rischiano tuttavia di prendere molto più di un anno, a differenza di quanto sostiene Johnson.

E se la ciambella non riuscisse col buco per i Tory? Se ci fosse un hung Parliament, un Parlamento senza una maggioranza chiara? Nel caso in cui i Conservatori fossero primi, dovrebbero guardarsi intorno. Gli alleati possibili, tuttavia, scarseggiano. Gli unionisti dell'Irlanda del Nord, il Dup che ha fatto da stampella al precedente governo May, hanno bocciato l'accordo siglato da Johnson. Se il premier volesse il loro appoggio, dovrebbe riaprire le trattative con l'Europa. A meno che il Brexit Party di Nigel Farage non diventi ago della bilancia strappando nel Nord seggi importanti ai Laburisti. Difficile. E Farage chiederebbe una Brexit più dura.

Una netta vittoria laburista per ora sembra un miraggio. Improbabile dunque che si faccia come vorrebbe Corbyn: riaprire le trattative con Bruxelles e poi sottoporre il nuovo accordo a secondo referendum (in cui lui resterebbe neutrale). Potrebbe invece succedere che il Labour guidi un governo di coalizione. Con chi? Gli scozzesi dello Snp, che in cambio hanno già detto di volere un nuovo referendum sull'indipendenza della Scozia, a cui Corbyn ha già risposto che non succederebbe prima di qualche anno. Oppure un'intesa con Snp e LibDem, finora la spina nel fianco del Labour. Entrambi nettamente contrari alla Brexit, potrebbero trovare un accordo con Corbyn su singoli punti.

Ma sarebbe la fine della Brexit il 31 gennaio e il ritorno a una situazione di totale incertezza.

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