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Numeri risicati in Senato, LeU rivendica poltrona per Grasso

A Palazzo Madama, i 'giallorossi', infatti, si fermano a quota 158, tre in meno rispetto a quelli che servono per raggiungere la maggioranza. Determinanti saranno i voti di LeU che, ora, chiede il ministero della Giustizia per Grasso

Numeri risicati in Senato, LeU rivendica poltrona per Grasso

"In Senato i numeri sono risicati. Noi siamo 4 e ci spetta un ministero...". Così un esponente di LeU lascia intendere a ilGiornale.it che i giochi per il nuovo governo sono niente affatto chiusi.

Se, infatti, Luigi Di Maio punta a restare vicepremier, LeU punta a ottenere la poltrona di ministro della Giustizia al posto del grillino Alfonso Bonafede per Pietro Grasso. Il partitino nato la scorsa legislatura dopo la scissione dal Pd compiuta dai bersaniani vanta, infatti, ben quattro senatori (Vasco Errani, Francesco Laforgia e Loredana De Petris e, appunto, l'ex presidente del Senato). Proprio quest'ultima, al termine delle consultazioni, ha espresso la disponibilità di LeU "a verificare la possibilità di realizzare un governo di svolta". Ma, in politica, si sa, la disponibilità ha un prezzo, soprattutto se, stando al pallottoliere, il governo non ha ancora i numeri in Senato.

In Senato numeri ballerini per il governo

A Palazzo Madama, i 'giallorossi', infatti, si fermano a quota 158, tre in meno rispetto a quelli che servono per raggiungere la maggioranza. I Cinquestelle hanno 107 senatori, mentre il Pd ne ha 51. Escluso il centrodestra, il Conte-bis potrà avvalersi solo deivoti del misto (15 senatori) e delle Autonomie (8), gruppi dove risiedono anche i sei senatori a vita (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Elena Cattaneo) che, un po' per ragioni d'età e un po' per motivi di vario tipo, non partecipano a tutte le sedute. Considerando che dentro il M5S c'è quantomeno il dissidente Gianluigi Paragone che non voterà la fiducia al governo giallorosso, diventano determinanti i voti di ogni singolo parlamentare, a maggior ragione dopo che Emma Bonino oggi ha annunciato che +Europa si sfila dalle componenti della maggioranza. "Non riteniamo di poter garantire il sostegno a un governo di cui non conosciamo niente, non compriamo a scatola chiusa", ha detto la senatrice radicale. Diventano quindi indispensabili (seppure scontati) i voti di Riccardo Nencini, Pier Ferdinando Casini e Gianclaudio Bressa e dei senatori ex M5S (Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella). Alla resa dei conti, secondo Lapresse, il governo giallorosso dovrebbe ricevere tra i 163 e i 171 sì. Fiducia scontata? Forse, a meno che, scriviamo con un pizzico di malizia, Matteo Renzi (che controlla 40 senatori dem su 51) non decida improvvisamente di sfilarsi di nuovo. Se non sarà domani, dopodomani molto probabilmente lo farà..

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