Il numero uno dei netturbini: "Studio l'Italia dal cassonetto"

L'astigiano Rinaldo Bussolino ha vinto due volte le «olimpiadi» del settore «Chiamateci spazzini: io sono orgoglioso dei chilometri di strade che ho pulito»

Il numero uno dei netturbini: "Studio l'Italia dal cassonetto"

Si chiama Rinaldo Bussolino, ha 46 anni, vive in provincia di Asti ed è l'operatore ecologico più bravo e veloce d'Italia. «Del resto - scherza lui - sono undici anni che mi alleno». Netturbino anomalo questo piemontese che abita nel piccolo comune di Cossombrato, con la compagna ed una figlia che in campo professionale sta seguendo le sue orme: magro come un manico di scopa - e mai paragone fu più calzante - capelli lunghi e ribelli ed una barbetta incolta dalla quale spunta sempre un sorriso, ma non si tira indietro quando si tratta di sottolineare i difetti di una attività che svolge con impegno e passione da oltre un decennio. Primo fra tutti il nome: «Sarà il mio passato da sindacalista, ma non riesco proprio a stare zitto quando vedo qualcosa che non va - parte in quarta Rinaldo - e il fatto di chiamarci netturbini e non più spazzini proprio non mi piace. Facciamo sempre lo stesso lavoro, faticoso e poco riconosciuto dall'opinione pubblica e io sono orgoglioso di aver spazzato chilometri e chilometri di strade, a tutte le ore del giorno e della notte, a seconda dei turni».

Bussolino con la scopa ci sa fare, non per niente ha sbaragliato, per la seconda volta in nove anni, trenta colleghi, aggiudicandosi il primo posto alle Netturbiadi, i campionati italiani degli operatori ecologici, che si sono svolti nei giorni scorsi a Pesaro. «Ho fatto una gimcana tra i birilli spazzando rifiuti e ne ho buttati a terra solo due - spiega Rinaldo - mentre sono arrivato secondo nella prova della raccolta e svuotamento dei cassonetti lungo una via a bordo di un camion». In questi anni di lavoro, all'Asp di Asti, il campione di «strade pulite» ha elaborato un modo tutto suo per leggere ed interpretare come cambiano i tempi e le persone «leggendo» i rifiuti. «Siamo tutti più attenti nello smaltimento dei rifiuti - precisa Bussolino - ma le aziende che confezionano la merce sono troppo complicate: usano materiali diversi per una sola confezione, dalla carta alla plastica e così dopo un po' il cittadino perde la pazienza. In quest'ultimo decennio lo stile di vita è cambiato, sempre meno cibo viene gettato nei cassonetti, si fa più attenzione a non sporcare il proprio quartiere ma anche ci si lamenta con maggior facilità».

Bussolino si occupa dell'area ecologica Ecocentro, un luogo privilegiato per tastare il polso alle abitudini degli italiani. «Abbiamo superato l'era del “è obbligatorio riciclare” e siamo già in quella del “è vietato buttare” - spiega lo spazzino più speedy d'Italia - La crisi ha insegnato a riparare gli oggetti prima di gettarli e sempre più spesso arriva qualcuno in cerca di un'anta del frigo ancora in buono stato o di un cassetto riutilizzabile. Voglio scrivere un bel cartello sul portone: questa è un'isola ecologica, non un'area di ricambio».

Undici anni di esperienza e ben due «lauree» sul campo come miglior operatore ecologico d'Italia fanno di Bussolino un vero esperto del settore, con una ricetta personale per mantenere le città pulite. «Per lavorare al meglio in futuro, bisogna copiare dal passato: un tempo agli spazzini si assegnava un quartiere, che doveva essere pulito ogni giorno e, se si verificavano mancanze, i cittadini o l'amministrazione sapevano a chi chiedere spiegazioni. Oggi non esiste più un turnover sullo spazzamento, si continua ad andare in pensione ma non ci sono integrazioni di personale, così nessuno è più responsabile di una zona e diventa sempre più difficile trovare chi sbaglia. E poi basta con tutte queste società di raccolta rifiuti, una è più che sufficiente e con meno poltrone da mantenere si potrebbe avere più denaro a disposizione da investire sui mezzi e sul personale».

Nel kit da spazzino «number one», Rinaldo ha

una formula anche per Napoli: «Prima di pulire le strade facciamo pulizia di tutti quelli che comandano ma non lavorano, anzi remano contro il bene della città. Insomma, ci vorrebbe un bel colpo di scopa». E se lo dice lui…

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