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Nuova crociata M5S contro i massoni

Conte non si rassegna ai voltagabbana, ma non sa come impedire le fughe

Nuova crociata M5S contro i massoni

Mentre gli iscritti votavano per approvare le modifiche al Codice Etico del M5s, Giuseppe Conte si è sentito in dovere di scrivere un post per vellicare la pancia del Movimento. E puntare il dito contro massoni e voltagabbana. Il nuovo regolamento, infatti, appare più morbido rispetto al precedente. Il motivo? Bisognava adeguarsi agli standard imposti dalla «Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti». Un passaggio necessario per poter accedere ai contributi del 2x1000 a partire dal 2023.

Anche se il M5s è cambiato, alcuni tic della base restano gli stessi. Così Conte è costretto a rispondere alla «preoccupazione per l'eventualità che sia consentita l'iscrizione a coloro che risultano iscritti in logge massoniche». L'ex premier si giustifica: «La formula già inserita nel Codice etico, che impedisce l'iscrizione a chi è iscritto ad associazioni aventi oggetto o finalità in contrasto o concorrenti con quelli dell'Associazione, è ben ampia e sicuramente idonea a rendere incompatibile l'iscrizione a logge massoniche». Poi c'è la guerra ai voltaggabbana. Conte, per prendere il 2x1000, ha dovuto cancellare la multa di 100mila euro per gli eletti espulsi o fuoriusciti dal M5s. «Colgo l'occasione per rimarcare che in molti avete evidenziato la necessità di introdurre strumenti utili a ridurre la possibilità che i portavoce eletti vengano meno agli impegni assunti in campagna elettorale abbandonando il M5s», esordisce Conte. Che annuncia nuove soluzioni per impedire i cambi di casacca. «Dovremo tornare a riflettere - scrive - per pervenire a soluzioni efficaci e compatibili con i principi costituzionali». Conte spiega anche lo stop alla contribuzione al M5s per gli europarlamentari, esentati dai versamenti dopo che l'Olaf (Ufficio europeo anti-frode) ha giudicato incompatibili le norme dell'Europarlamento con gli obblighi economici degli eletti a Bruxelles nei confronti dei loro partiti nazionali.

Conte, poi, nega di avere accentrato troppi poteri su di sé. Ma la vera partita è ancora sui soldi. Il comitato di Garanzia, infatti, ha approvato le modifiche a maggioranza, non all'unanimità. Secondo quanto trapela, a dire no è stata Virginia Raggi, mentre hanno dato il via libera gli altri due componenti, Roberto Fico e Laura Bottici. Il nodo è la scomparsa della rinuncia al Tfr e l'introduzione della possibilità che il parlamentare trattenga una parte dell'assegno di fine mandato. Sparito anche l'obbligo di rendicontazione delle spese degli eletti. Come se non bastasse, ad aumentare la tensione con l'ex sindaca di Roma c'è una precisazione che le sbarra la strada per nuove candidature.

«Al fine del computo dei mandati elettivi svolti, non si prende in considerazione un solo mandato da consigliere comunale o circoscrizionale o municipale, in qualunque momento svolto».

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