Domanda: «Scusi ma lei che cosa ha studiato?». Risposta: «I Beatles e i Rolling Stones». No, non si tratta di uno sketch e nemmeno di uno «Scherzo», per usare una forma musicale. Ma è un ipotetico dialogo che tra qualche tempo diventerà una sonante realtà. Proprio così, perché per la prima volta entra in una grande accademia musicale italiana, quella di Milano - la più grossa insieme all'omologa di Palermo - la «laurea breve in Pop-rock» (altrimenti detta, nel linguaggio ministeriale: Corso di diploma accademico di primo livello in Popular music, che in qualche istituto più piccolo è già stato attivato).
Eh sì, un segno dei tempi: la «rivoluzione didattica» in questione è approdata al Conservatorio «Giuseppe Verdi», dove adesso lanciano il corso triennale. Qui, giusto per avere un'idea, hanno insegnato o studiato miti dell'opera come Giacomo Puccini e Amilcare Ponchielli, personaggi del calibro dei direttori Riccardo Muti e Claudio Abbado, i big del pianoforte mondiale Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini. Si dirà: ma allora, non si rischia di mescolare il sacro (la musica classica e l'arte del belcanto) e il profano (rock'n'roll, canzoni e affini)? Beh no, certamente non si creerà un ambiente come quello della scuola nel film Saranno Famosi, tutto resta come prima; è vero però che il mondo cambia e dopo il jazz - che ormai si propone da una ventina di anni in diversi enti conservatoriali - toccava aggiungere ancora qualcosa. In campo, in questa direzione, è scesa proprio il direttore del Conservatorio milanese Cristina Frosini, pianista e clavicembalista amante dei romantici Schumann e Brahms che però non manca di ascoltare i grandi jazzisti del bebop, i trombettisti Charlie Parker e Miles Davis e i pianisti Bud Powell e Thelonius Monk.
«Il mio percorso personale dagli studi in poi è all'insegna della classica dice il dirigente ma ho sempre tenuto le orecchie e gli occhi ben aperti per cogliere i mutamenti». Detto e fatto: pare che la sua proposta di attivare la nuova laurea breve sia stata recepita senza tanti problemi dalle parti del ministero di competenza, dove è chiaro, anche lì oramai, si cercano e accettano buone idee per mettere in condizioni le «nuove leve» di essere sempre più pronte alle chiamate di un mercato in continua evoluzione, esigentissimo e affollato, che definire «non facile» è un eufemismo. «Ci sono due indirizzi di studio - spiega il direttore : uno di composizione e arrangiamento, l'altro dedicato a strumenti come chitarra, basso elettrico, pianoforte, tastiere elettroniche, batteria e canto». Insomma, quel che serve su un palco pop-rock. Poi gli esami, una ventina, sulle più diverse materie. «Non solo competenze musicali, i ragazzi devono poter sviluppare capacità che servano a organizzare la propria o l'altrui carriera - specifica -. Per questo abbiamo aggiunto corsi dedicati alla produzione dell'evento». Gli sbocchi in sintesi sono presto detti: oltre a quelli di compositore e strumentista, ruoli nell'industria discografica, nella produzione musicale e nei media elettronici. Ma non basta.
Frosini pensa già ad altre sfide e sogna incontri-lezione con le star: per iniziare «mi piacerebbe invitare da noi Mick Jagger, Elio e le Storie Tese ed Elisa». In attesa di risposte o segnali il «clima» dell'accademia c'è da giurarci cambierà, almeno un po'.
Forse sarà ancora più bello entrare nel cortile del Conservatorio e sentire arrivare dalle aule insieme alle note di arpe, fagotti e viole da gamba i gorgheggi di una vocalist alle prese con The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd. Forse i puristi protesteranno, forse. Una cosa è certa però: dopo «soltanto» 70 anni anche nelle scuole musicali con la «S» maiuscola pop e rock hanno avuto un riconoscimento e un posto giusto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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