Mafia Capitale, nuova ondata di arresti in arrivo I pm puntano a nomi eccellenti

Sviluppi attesi dopo l'interrogatorio della segretaria di Buzzi che ha svelato il "libro nero" dei politici pagati dalla coop

Mafia Capitale, nuova ondata di arresti in arrivo I pm puntano a nomi eccellenti

RomaLa domanda è solo una: quando? Perché è certo che l'inchiesta della procura di Roma su Mafia Capitale concederà prestissimo una seconda scossa. Un terremoto che potrebbe arrivare in qualunque momento con una seconda mandata di arresti anche eccellenti. Soprattutto dopo l'interrogatorio della segretaria di Salvatore Buzzi, Nadia Cerrito, la donna del «libro nero» che preparava le buste con i soldi per le mazzette e ha ammesso con gli inquirenti di aver pagato politici per conto del ras delle coop romane. Già dal 12 novembre del 2013 gli investigatori avevano «hackerato» il pc della donna, sia intercettando dati e messaggi del computer sia ascoltando quanto si dicevano Buzzi e gli altri negli uffici della coop «29 giugno» in via Pomona.

LA SICILIA INDAGA SU MINEO

E intanto le «grandi manovre» di Luca Odevaine e delle coop intorno al centro d'accoglienza siciliano di Mineo, emerse con l'inchiesta Mondo di mezzo, finiscono nell'occhio della commissione antimafia della regione Sicilia. Che ha annunciato un'indagine - affidata a una sottocommissione - sulla gestione e sugli appalti del «Cara» della provincia di Catania: «In verità - ha spiegato il presidente della commissione, Nello Musumeci - già a febbraio avevamo chiesto al sindaco di Mineo, capofila del consorzio che gestisce le strutture, di riferire in Antimafia sulla gestione del Cara, ma il nostro invito è stato respinto». D'altra parte l'ultima gara bandita dal centro, che aveva Odevaine nella commissione d'appalto e a cui si fa frequente riferimento nelle intercettazioni, era già stata oggetto lo scorso 9 giugno di una segnalazione all'autorità nazionale anticorruzione guidata dal magistrato Raffaele Cantone. A «denunciare» l'odore di irregolarità era stata un'impresa palermitana che aveva puntato il dito sui requisiti previsti dal bando, che aveva un valore di 100 milioni di euro. Secondo le carte, Odevaine - che sedeva anche al tavolo di coordinamento sull'immigrazione del Viminale - sarebbe stato un grande «facilitatore» nella gestione del business-immigrazione, e avrebbe anche intascato soldi dalle coop che gestivano i centri in proporzione al numero degli stranieri ospitati. Sulla questione ha anche presentato un'interrogazione il parlamentare di Sel, Erasmo Palazzotto, che domanda al ministro dell'Interno Angelino Alfano «come è stato possibile che né lui né il suo compagno di partito, Giuseppe Castiglione, si accorgessero del colossale conflitto di interessi di Odevaine, che del centro di Mineo era contemporaneamente controllore e dipendente».

ISPETTORI ALL'AMA

Ieri, intanto, proprio l'autorità anticorruzione ha spedito tre ispettori alla sede centrale dell'Ama di Roma, la controllata del Campidoglio che si occupa di ambiente e che è al centro di molti dei presunti affari illeciti delle coop di Salvatore Buzzi, alter ego «imprenditoriale» di Massimo Carminati. Secondo le accuse della procura, i due dirigenti coinvolti perché sarebbero stati eterodiretti dalla «cupolona» di Buzzi e Carminati sono l'ex amministratore delegato Franco Panzironi e l'ex Dg Giovanni Fiscon. I tre funzionari, accompagnati dal generale della Guardia di Finanza Francesco Carofiglio, hanno chiesto l'acquisizione della documentazione relativa ai rapporti di lavoro tra l'azienda e alcune cooperative, che Ama si è impegnata a consegnare «ad horas». Scopo della «visita» è individuare appalti «a rischio» da monitorare in vista di un eventuale commissariamento. Il presidente di Ama, Daniele Fortini, ha assicurato l'«assoluta e totale disponibilità a collaborare con gli organi di controllo e vigilanza», e anche Marino ha salutato con soddisfazione la visita degli 007 anticorruzione: «Con gli ispettori - ha detto - non mi sento commissariato». Ma intanto il leader del M5S Beppe Grillo, via Twitter prende di mira proprio il Pd: «Ho appena letto le intercettazioni di Carminati e Buzzi che parlano di me. Mafia Capitale ha paura di noi. Del Pd no». Il riferimento è a una chiacchierata tra il «rosso» e il «nero» del 22 aprile 2013, nella quale Buzzi esclama: «Er problema è un altro. È che non ce stamo più noi semo ...una cosa incredibile. Grillo è riuscito a distruggere il Pd».

MARINO IN PROCURA

Proprio il sindaco, ieri, ha fatto tappa in procura a Roma. «Ringraziando» Giuseppe Pignatone, capo degli uffici giudiziari della capitale, che Carminati in una preveggente intercettazione, risalente al gennaio di due anni fa, quando il magistrato era prossimo a divenire procuratore capo, indicava come l'uomo che «avrebbe buttato all'aria Roma». Il sindaco ha portato agli inquirenti carte e documenti che ora i pm titolari dell'inchiesta - Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli - valuteranno. Le toghe sono già al lavoro sullo strano furto del pc sparito da un ufficio del servizio giardini del Campidoglio un giorno dopo i 37 arresti per l'inchiesta sulla presunta «Mafia Capitale», per capire se il ladro abbia agito in connessione con l'indagine, per cancellare dati o prove compromettenti per qualcuno.

RIESAME PER CARMINATI

Proseguono anche gli interrogatori di garanzia. Ieri è toccato a quattro degli indagati agli arresti domiciliari (due sono rimasti in silenzio, due hanno negato ogni accusa), mentre oggi cominceranno le udienze davanti al tribunale del Riesame. In calendario subito Massimo Carminati, con il suo legale Giosuè Naso che dice di non aver «nessuna fiducia» nell'appuntamento odierno. Il legale chiederà la revoca dell'arresto e, soprattutto, insisterà perché cada l'accusa di associazione di stampo mafioso. «Carminati - ha spiegato Naso - è tutto tranne che un mafioso. Non esiste la mafia romana». Il 17 toccherà invece all'altro protagonista dell'indagine, Buzzi.

BUZZI PUNTAVA LAMPEDUSA

E proprio Buzzi, a dicembre del 2013, racconta a Odevaine di aver incontrato a Bologna Antonio Zarcone, presidente del consorzio «Lampedusa Accoglienza» che gestiva il centro di prima accoglienza di Lampedusa, travolto in quei giorni dallo scandalo dei migranti lavati con una pompa per disinfettarli dalla scabbia. In seguito alle polemiche, il ministro dell'Interno Angelino Alfano aveva intenzione di revocare il contratto al consorzio, e Buzzi sembra subito fiutare l'affare.

«Loro - spiega a Odevaine - dovrebbero uscire perché il ministro, insomma, dopo quel casino mediatico li vuole mandare via (...) ma noi ci possiamo proporre per un eventuale affidamento?». Odevaine è possibilista («Sì, perché no...») e dice che ne parlerà con il prefetto Rosetta Scotto Lavina «e mi informo».

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