Guerra in Ucraina

La nuova prospettiva è la guerra infinita

Le ragioni: negoziati in crisi, armi in arrivo e obiettivi più ambiziosi

La nuova prospettiva è la guerra infinita

La riunione nella base di Ramstein in Germania della cinquantina di Paesi pronti a garantire sostegno militare e finanziari all'Ucraina parte oggi da una constatazione. Nonostante le armi ricevute dagli Usa e dalla Nato, la macchina militare russa si è ripresa dai rovesci autunnali e sta costringendo alla difensiva gli ucraini. Il tutto mentre l'economia russa resta ben lontana dal registrare flessioni significative a causa delle sanzioni. Questi due mancati obiettivi sono all'origine dell'irrigidimento di Washington, convinta che nessun negoziato può, nell'immediato, convincere Mosca a rinunciare alle conquiste territoriali. Dunque a Ramstein gli Usa continueranno a sostenere la necessità di nuove forniture di armi per piegare Mosca.

I segnali di una definitiva rinuncia a qualsiasi ipotesi negoziale arrivano in primo luogo da una Casa Bianca pronta, secondo il New York Times, ad autorizzare Kiev a usare le armi americane per colpire le basi russe in Crimea. Il cambio di strategia si accompagna all'insistenza con cui Washington preme sulla Germania, e sugli altri alleati europei, affinché garantiscano le forniture di carri armati Leopard invocate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'ostinazione con cui il segretario della Difesa statunitense Lloyd Austin sollecita da giorni un cancelliere tedesco Scholz, poco propenso ad accontentare Kiev se gli Usa non faranno lo stesso, segnalano però il persistere di divergenze profonde sull'asse Washington-Berlino. D'altra parte il via libera ad azioni contro le retrovie russe in Crimea e la scelta di dotare Kiev di unità meccanizzate e corazzate evidenziano anche la preoccupazione con cui Washington guarda alle crescenti difficoltà d'una macchina militare ucraina provata da perdite spaventose e incapace di mettere sul campo unità sufficienti a bloccare l'avanzata russa nel Donbass. Un'avanzata proseguita ieri con la presa di Klishchivka un piccolo, ma strategico villaggio situato su una collina a Sud di Bakhmut da cui i mercenari della Wagner tengono ora sotto tiro la strada su cui passavano i rifornimenti ucraini. La caduta di Klischivka minaccia di avvicinare la presa di Bakhmut aprendo la strada all'avanzata su Kramatorsk e sul resto del Donetsk ancora nelle mani di Kiev.

Per rispondere a queste difficoltà il Pentagono punta a incrinare la logistica russa colpendo le basi e le retrovie della Crimea da cui si muovono truppe e rifornimenti diretti verso Melitopol, Mariupol e il resto della provincia di Zaporizhzhia. Il tutto nella prospettiva di usare poi i carri e blindati (tra cui i Bradley e gli Striker inseriti negli ultimi pacchetti d'aiuti) per far muovere le truppe ucraine lungo lo stesso corridoio, prenderne il controllo e aprire una testa di ponte all'interno della Crimea.

I piani americani devono però far i conti con quelli di una Russia decisa anch'essa, come fanno capire i discorsi di Vladimir Putin, a rilanciare l'offensiva militare. A questo lavora il ministro della Difesa Sergei Shoigu, che lo scorso 21 dicembre ha annunciato i piani per portare l'esercito a un milione e mezzo di effettivi creando uno zoccolo duro di 500mila militari professionisti da schierare in prima linea entro il 2023. Un altro segnale di come Mosca continui a puntare non solo al controllo del Donbass, ma alla riconquista di tutti territori perduti a settembre.

Quanto basta per anticipare una sanguinosa guerra di logoramento destinata a durare ben oltre la primavera e in cui la superiorità tecnologica delle armi Nato, della sua rete satellitare e gli aiuti finanziari occidentali si dimostrano insufficienti a contrastare la consistenza e l'attività di un'artiglieria e una fanteria russa che continuano, nonostante le perdite, a saturare e difendere gli oltre 800 km del fronte.

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