La nuova strategia dei reclutatori Adesso vogliono creare militanti capaci di colpire in casa nostra

Adesso vogliono creare militanti capaci di colpire in casa nostra

La nuova strategia dei reclutatori Adesso vogliono creare militanti  capaci di colpire in casa nostra

Milano Con le recenti sconfitte sia in Siria che in Libia l'Isis attraversa un momento delicatissimo della propria parabola e, di riflesso, l'Europa, e quindi anche l'Italia, deve continuare a temere, a tremare di paura in attesa del prossimo sanguinoso attentato. Un conflitto relegato in Africa o Medio Oriente, - i vertici del Califfato lo sanno bene - pur interessando la comunità internazionale, dal punto di vista strategico e di comunicazione resterebbe comunque confinato al luogo dove nasce e si realizza. Per questo trasferirlo in Europa colpendo, come aveva fatto a suo tempo negli Stati Uniti Al Qaida, il tabù dell'inviolabilità della terra europea e creando un clima di terrore, resta il primo obiettivo di questi terroristi. Le cui menti pensanti, quelli che hanno studiato nelle scuole coraniche o, comunque, non rappresentano dei meri fanatici bensì dei veri e propri intellettuali dell'Islam radicale, ben si guardano dall'andare a combattere. E come Bilal Hussein Bosnic, 44 anni, conosciuto come Cheb Bilal, originario di Sarajevo - arrestato nel settembre 2014 dalla polizia nelle campagne della Bosnia, insieme ad altri 15 islamisti radicali, imam errante per conto di Al Baghdadi - si «limitano» a restare radicalizzatori, che arruolano carne fresca (decisamente meno intelligente di quanto lo siano loro) da gettare nel mattatoio siriano e iracheno, ad andare in giro per l'Europa a fare proselitismo, senza trascurare una delle loro attività primarie: mandare video in rete a cascata.

Lo stesso dicasi per Bushra Haik - nata a Bologna nel luglio 1985 e formalmente residente in Arabia Saudita, a Riyadh - la donna che ha avuto un ruolo decisivo nell'indottrinamento via internet e poi nell'arruolamento delle sorelle di Inzago (Milano) Maria Giulia «Fatima» e Marianna, e che è ancora latitante. Anche lei fa parte di questi «cattivi maestri» dell'era contemporanea.

«I radicalizzatori con un livello culturale superiore non vanno mai a combattere - spiegano concordi gli investigatori - Tuttavia costituiscono un pericolo forse maggiore». Come quel Ibrahim Bledar, l'albanese 25enne espulso il 3 marzo di quest'anno dal Ros di Milano, ch si è distinto per attività di proselitismo ed è considerato dall'Antiterrorismo un vero e proprio «genio del male».

Il pericolo restano i lone wolf e le muslim gang, cioè i lupi solitari e i piccoli gruppi di bande, formati anche da due-tre persone, non preparate culturalmente, ma decise a diventare soldati obbedienti nelle mani del Califfato. Che adesso - con una strategia sempre più evidente emersa dalle indagini di Digos e Ros dei carabinieri - sta cercando, proprio attraverso l'opera di quelle menti pensanti che li integralizzano - di frenare il loro fanatico desiderio di diventare foreign fighter e, senza stare troppo a rifletterci se non per ragioni di cautela, partire per la Siria a combattere. Ora i cattivi maestri stanno spingendo questi giovani fanatici, ma facendoli restare qui, sul loro territorio.

«Per questo - spiegano gli investigatori - non possiamo escludere che questi giovani, esclusi dai circuiti ufficiali, anche se poco preparati, realizzino un attentato di portata più o meno grave in Italia. Sono loro a preoccuparci».

In fondo il precursore di tutti questi seguaci fanatici altri non è Mohamed Game, il libico che nel 2009 cercò di farsi saltare in aria all'ingresso della caserma di piazzale Perrucchetti a Milano. Se pensiamo che studiava su internet, si era fabbricato una pipe bomb senza possedere conoscenze specifiche in materia e studiava addirittura sul manuale «Appello alla resistenza islamica» di Abu Musab al Suri, uno dei primi teorici del lupo solitario propagandato dal Califfato, vediamo come fosse già molto avanti.

E per questo soggetti come Farooq Aftab, il giovane pakistano di Vaprio d'Adda, vengono espulsi dall'Italia.

Schivo, esempio di mancata integrazione «anche con se stesso» come fanno notare gli investigatori, deciso com'era a mettere un ordigno all'aeroporto di Orio al Serio e impegnato in lunghe conversazioni virtuali proprio con Ibrahim Bledar, Aftab rappresentava una bomba a orologeria. E come (molti?) altri suoi simili, poteva scoppiare da un momento all'altro.

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