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La nuova tassa Rai spacca la maggioranza

La proposta di rimodulare il canone Rai inserendolo nella bolletta dell'energia elettrica sta aprendo un nuovo fronte di scontro nella maggioranza

La nuova tassa Rai spacca la maggioranza

Roma - La proposta di rimodulare il canone Rai inserendolo nella bolletta dell'energia elettrica sta aprendo un nuovo fronte di scontro nella maggioranza. L'idea, covata a lungo da Matteo Renzi, dovrebbe tradursi in un emendamento alla legge di Stabilità e consentire di diminuire i trasferimenti pubblici alla tv di Stato recuperando circa 300 milioni di evasione (incasso stimato di 1,7-1,8 miliardi contro gli attuali 1,5 miliardi circa). L'importo, inoltre, varierà a seconda del reddito fino a un massimo di 80 euro. Secondo il ministero dello Sviluppo, si pagheranno 60 euro in media contro gli attuali 110 euro.

Sebbene il principio fondante di questa innovazione sia controverso (è un altro modo per far pagare la tassa in quanto proprietari di un qualsiasi apparecchio idoneo alla ricezione come smartphone e pc), il problema è, soprattutto, tecnico-politico. La proposta è sgraditissima a Ncd che, fino a prova contraria, determinante per gli equilibri della maggioranza. «L'introduzione del canone Rai nella bolletta della luce è un'assurdità», ha chiosato il capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, sottolineando che «non è la strada giusta per combattere l'evasione» e che «non accetteremo mai che sia lo Stato a decidere l'uso che facciamo dei nostri apparecchi elettronici». Agguerrita la Lega Nord. «Faremo ricorso anche in Europa, non è possibile tartassare così gli italiani», ha dichiarato il segretario Salvini.

Dal punto di vista tecnico, infatti, non saranno poche le difficoltà derivanti dallo spostare l'esazione del canone dall'Agenzia delle Entrate alle utility. Circostanza evidenziata dal presidente dell'Authority per l'Energia, Guido Bortoni, secondo cui si tratta di «un metodo di riscossione improprio che rischierebbe di creare ulteriore difficoltà nella comprensione della bolletta». Anche il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, ha evidenziato i «costi pesantissimi per le aziende». A oggi restano irrisolte due questioni: si pagherà il canone anche sulla seconda casa? E gli inquilini in affitto non titolari del contratto dell'energia come pagheranno?

Il governo, però, intende tirare diritto. Anche perché, nel frattempo, ha un'altra grana da risolvere a Viale Mazzini. Mercoledì scorso il cda della Rai ha votato a maggioranza il ricorso contro il taglio di 150 milioni della dotazione della tv di Stato deciso dal governo Renzi con il decreto Irpef. La consigliera in quota centrodestra Luisa Todini si è dimessa in polemica con i colleghi che hanno sconfessato l'azionista di maggioranza (anche il consigliere in quota Tesoro ha appoggiato il ricorso). La renziana Lorenza Bonaccorsi e il dg Rai Luigi Gubitosi hanno chiesto un analogo gesto da parte dei due indipendenti designati dal Pd, l'ex magistrato Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi. Che hanno respinto al mittente la sollecitazione. «Abbiamo il dovere di tutelare l'azienda perché non siamo politici», ha detto Colombo al Corriere . «Chi è al potere vuole una Rai assoggettata al governo. Gubitosi è in scadenza: ha voluto dare un segnale di fedeltà a Renzi», gli ha fatto eco Tobagi su Repubblica .

Il ricorso, promosso dall'altro consigliere in quota centrodestra Verro, non è un'invenzione polemica: parte del bonus da 80 euro viene pagato con il taglio di 150 milioni alla Rai. Il problema è che il prelievo incide sugli introiti del canone, una tassa pagata allo scopo di sostenere la tv pubblica.

«I consiglieri Rai non potevano non contestare una procedura palesemente illegale», ha chiosato l'ex ministro Maurizio Gasparri (Fi).

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