La nuova tassa sul carrello che vale quattro miliardi

Colpirà i supermercati e i loro clienti. Cobolli Gigli (Federdistribuzione): "Salasso, il governo cambi rotta"

La nuova tassa sul carrello che vale quattro miliardi

I consumi non sono in ripresa come potrebbe fare pensare la mini impennata dell'inflazione. In compenso il governo sta mettendo in cantiere una misura che rischia di affossare la grande distribuzione, scaricando su supermercati e discount, quindi anche sulle famiglie, il costo di una improbabile lotta all'evasione.

Soldi veri e quantificabili: 4 miliardi all'anno di liquidità persa e 758 milioni di costi finanziari in 4 anni. Senza contare il peso delle scartoffie, gli oneri amministrativi a carico delle aziende che non sono quantificati ma sono ingenti.

Dopo giorni di silenzio Federdistribuzione prende posizione sulla reverse charge, cioè il meccanismo di inversione contabile dell'Iva che è già in vigore per alcune categorie merceologiche e che il governo vorrebbe allargare anche alla grande distribuzione. Difficile trovare il nesso con la lotta all'evasione, spiega al Giornale il presidente della federazione Giovanni Cobolli Gigli. Già nel 2015 la Commissione europea bocciò un primo tentativo del governo di allargare alla Gdo il meccanismo che prevede il pagamento dell'Iva a carico del compratore entro due settimane. Tra le motivazioni, la difficoltà a provare che l'evasione si nasconda proprio tra gli scaffali dei supermercati.

A innescare il giudizio fu proprio Federdistribuzione, che condivide le conclusioni dell'Europa. «Noi siamo trasparenti, facciamo tutto alla luce del sole e ogni anno paghiamo allo Stato Iva per 16 miliardi». Impossibile evadere per la Gdo. «Ma il problema non esiste nemmeno per i nostri fornitori, che sono di tutte le dimensioni, ma tutti certificati». Anche se ci fossero dubbi, sottolinea Cobolli Gigli, la lotta all'evasione dell'Iva non può essere fatta scaricando gli oneri di impegni che dovrebbero essere della Pubblica Amministrazione su soggetti privati. Il reverse charge sulla Gdo già bocciato dall'Europa nel 2015, significa proprio questo».

La manovra da 3,4 miliardi di euro che il governo sta preparando è fatta per 2,5 miliardi di entrate. Di queste almeno un miliardo di euro è contabilizzato come lotta all'evasione. Una copertura che la Commissione europea generalmente rifiuta, ma sulla quale ora non ha avuto da ridire.

La reverse charge alla Gdo ha il merito di dare entrate certe, paradossalmente proprio perché colpisce un settore senza evasione. Infatti anche i costi per le aziende sono certi.

Quelli elaborati dal centro studi di Federdistribuzione sono chiari. Per super, ipermercati e discount che hanno rapporti diretti con i fornitori sono 163 milioni in quattro anni. Per le centrali di acquisto, cioè gli intermediari, si arriva a 598 milioni. Quindi 758 milioni di euro di costi per finanziare l'anticipo dell'Iva. Impressionante la liquidità sottratta al settore: 4 miliardi all'anno tolti dalle casse del commercio per finire in quelle dello Stato.

Particolarmente grave la situazione per chi compensa crediti fiscali e il pagamento dell'Iva. Adesso, spiega Cobolli Gigli resteranno con crediti che lo Stato paga in media entro due anni. Poi ci sono i costi per i fornitori, che sono anche piccole imprese e subiranno un salasso di liquidità e costi vivi. Poi gli oneri amministrativi, che non è possibile quantificare. Un salasso.

Visto il clima non sorprende che da Bruxelles sia arrivato un via libera alle misure abbozzate dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Ieri il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, falco generalmente poco generoso con l'Italia, ha accolto «con favore l'impegno politico espresso dal ministro Padoan». A spese delle aziende e dei consumatori.

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