Mezzogiorno di fuoco a Pyongyang, verrebbe da dire. Ieri a quell'ora, in Italia erano le 4.30 del mattino, la tv di stato Kctv ha dato l'annuncio dell'ennesimo test missilistico, peraltro anticipato da una velina dell'intelligence giapponese il giorno prima. In sostanza la speaker ha annunciato che la Corea del Nord si è dotata di un nuovo missile balistico intercontinentale capace di «colpire tutto il territorio americano, dalle Hawaii a New York, montando una testata nucleare ultra larga. La sfida agli Stati Uniti è stata lanciata ufficialmente» ha affermato la storica speaker Re Chun-hee, fasciata nel suo immancabile kimono rosa. Interrompendo la tregua di 75 giorni, il vettore è partito dalle vicinanze di Pyongsong, intorno alle 3.17 ed è caduto dopo 53 minuti a circa 250 km dalle coste nipponiche. L'operazione è stata effettuata testando l'innovativo vettore Hwasong-15, lanciato nella notte e in grado di coprire 950 km e l'altitudine di 4.475 km, con risultati considerati dal leader Kim Jong-un, che ha seguito il lancio dai monitor, «di epocale importanza».
La Corea del Nord non mostra più soltanto i muscoli, ma minaccia senza giri di parole, cercando di stanare gli Usa e i suoi alleati. La prima reazione è arrivata ovviamente dalla Casa Bianca. Trump in un tweet ha spiegato di essersi messo in contatto con il presidente cinese Xi Jinping. La Corea del Nord provoca? «Significa che ulteriori importanti sanzioni saranno imposte. La situazione sarà gestita». Il presidente americano chiede di fatto a Pechino di usare tutte le leve a disposizione per convincere Kim a porre fine alle sue provocazioni e a tornare sulla strada della denuclearizzazione. Da parte sua Xi si è detto contrario a un'escalation militare, ma sarebbe piuttosto disponibile a unirsi agli Usa per spingere verso una soluzione alla questione nucleare della penisola coreana con mezzi diplomatici.
Telefoni roventi sulla rotta Washington-Seul-Tokyo: Trump, assieme al collega sudcoreano Moon Jae-in e al premier nipponico Shinzo Abe, ha ribadito il proposito di stare accanto agli alleati e di aumentare la pressione su Pyongyang nell'imminenza della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in programma a New York. Su quanto accaduto pesa, e non poco, il parere espresso dal segretario alla Difesa Jim Mattis: «Il missile è andato più in alto di ogni altro lancio finora fatto», ha detto il capo del Pentagono alla Casa Bianca. «Nel costruire missili balistici che possono minacciare qualsiasi parte del mondo, Pyongyang ha tracciato una strada a senso unico. La diplomazia potrebbe risolvere ben poco».
Ne è convinto anche il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che ha espresso timori per una «spirale fuori controllo» che spingerebbe gli Usa a considerare anche un attacco preventivo. Moon ha detto che sarebbe importante «prevenire una situazione in cui il Nord minaccia Seul costringendo gli Usa a intervenire. Dobbiamo trovare un modo indolore per eliminare la minaccia di Kim».
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