Nuovi casi in salita (201), scendono i ricoveri. Lo studio: immuni pure con anticorpi negativi

Per la prima volta da febbraio i pazienti in ospedale scesi sotto quota mille

Nuovi casi in salita (201), scendono i ricoveri. Lo studio: immuni pure con anticorpi negativi

Il coronavirus retrocede ma non ci lascia ancora completamente liberi. Ieri di nuovo un dato in rialzo per i nuovi contagi che dai 187 di due giorni fa sono risaliti a 201. In aumento purtroppo anche i decessi 30 contro i 21 di ieri.

Ancora in testa per numero di casi la Lombardia con 98 nuovi positivi e 21 decessi. Zero vittime in molte regioni: Veneto, Liguria, Lazio, Marche, Trento, Campania, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Bolzano, Umbria, Sardegna Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata. E nessun nuovo caso in Puglia, Bolzano, Valle d'Aosta, Calabria, Basilicata e Molise. Il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 240.961.

Le persone attualmente positive sono 15.060 quindi 195 assistiti in meno. Diminuiscono ancora i ricoverati in terapia intensiva, meno 5 pazienti rispetto due giorni fa. Il dato più favorevole è quello che riguarda il numero dei ricoverati che finalmente scendono sotto la soglia dei mille per un totale di 963 pazienti in ospedale mentre sono 14.015 le persone in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi, meno 128. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 191.083, con un incremento di 366 persone rispetto a ieri.

Le vittime di Covid in Italia salgono così ad un totale di 34.818.

Un bollettino in miglioramento dunque ma che non permette di abbassare la guardia mentre una nuova speranza sulla possibilità di sviluppare l'immunità arriva da uno studio svedese. Secondo un gruppo di ricercatori del prestigioso Karolinska Institutet e del Karolinska University Hospital anche le persone che risultano negative agli anticorpi mostrano di aver sviluppato una certa immunità. Anche in persone che avevano sviluppato la malattia in modo lieve o asintomatico sono stati rintracciate cellule T specifiche che identificano e distruggono le cellule infette.

La ricerca è stata pubblicata su BioRxiv in pre-print, e necessita di ulteriori approfondimenti visto che la possibilità di sviluppare l'immunità non è confermata in modo definitivo.

Non è ancora chiaro infatti come si comporti l'agente infettivo. Ovvero se la persona immune resta poi contagiosa in modo attivo per gli altri. I ricercatori hanno testato 200 persone sia per gli anticorpi specifici che per le cellule T. Alcuni dei volontari erano donatori di sangue, mentre altri sono stati rintracciati dal gruppo di persone inizialmente infettate in Svezia, principalmente di ritorno da aree colpite come il nord Italia.

L'ipotesi avanzata dai ricercatori è che esista un'ampia platea di guariti che anche con un test sierologico negativo per l'immunità sia invece protetta anche se non è chiaro in quale misura. È probabile che queste persone abbiano sperimentato una risposta anticorpale molto tenue o non rilevabile dagli attuali test ma, se esposte per la seconda volta al virus, dovrebbero essere protette.

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