Il nuovo allarme: "L'ossigeno è al limite". Scarseggia l'aria per reparti e bombole

Richieste impennate di colpo, le bombole non bastano. La Lombardia vuole concentrare i pazienti in strutture comuni per l'ossigenazione

Il nuovo allarme: "L'ossigeno è al limite". Scarseggia l'aria per reparti e bombole

L'ossigeno è quasi finito, sia negli ospedali delle zone più critiche sia nelle bombole da fornire ai malati a domicilio. E se le scorte si dovessero esaurire sarebbe disastroso. A lanciare l'allarme è l'assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera: «C'è un problema di ossigeno, sia per il domicilio, e quindi non si trova più in farmacia, che per i nostri ospedali, dove siamo al limite».

Nel giro di una manciata di giorni le aziende produttrici si sono trovate a dover rispondere a richieste moltiplicate all'ennesima potenza e sono in sofferenza. La filiera dell'ossigeno, ora più che mai salva-vita, è totalmente sballata dal boom di ordinazioni e deve avere il tempo di riorganizzarsi. «Le necessità di pochi - spiegano i tecnici della Regione Lombardia - sono improvvisamente diventate le esigenze vitali di tantissimi, troppi. Il fabbisogno si è moltiplicato per 100mila ed era prevedibile che le scorte si esaurissero rapidamente».

Il problema riguarda, prima ancora che le cisterne degli ospedali, le bombole di ossigeno da dare ai malati a domicilio. Non bastano. Una volta svuotate devono essere sanificate e preparate al nuovo carico di aria e queste procedure, necessarie a garantire la sicurezza, richiedono tempo. Elemento che in questo momento proprio non c'è.

Per ovviare al problema la Regione sta anche pensando di non fornire più l'ossigeno casa per casa ma di concentrare tutti i pazienti che ne hanno bisogno in un'unica struttura, più semplice da rifornire. Sarebbe una sorta di ospedale per cure meno intensive rispetto a quelli tradizionali ma necessario a gestire meglio richieste e logistica.

Assogastecnici conferma che le richieste di gas medicali, ossigeno in testa, sono aumentate di almeno cinque volte. Ma le bombole in circolazione sono «solo» un milione. In condizioni normali, in Italia, prima dell'emergenza si producevano 90 milioni di litri di ossigeno liquido per gli ospedali e 3,5 milioni di unità base per l'ossigenoterapia a domicilio. Alla Sapio, fuori Milano, si registrano richieste pari al 200% in più da parte di 300 ospedali italiani.

Un altro problema riguarda i trasportatori e i tecnici che provvedono a rifornire gli ospedali. Essendo molto specializzati non possono essere sostituiti da chiunque ed, essendo «merce rara», non possono permettersi il lusso di ammalarsi. Eppure anche loro hanno un grosso problema di protezioni. Non hanno mascherine a sufficienza né dispositivi anti Covid.

E se le mascherine non verranno distribuite in questi giorni si rischia di compromettere la filiera dell'aria che, dal canto suo, ce la sta mettendo tutta con tripli turni e notti in bianco pur di non lasciare a secco le bombole.

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