Nuovo assedio al Rosatellum. Il governo (ri)mette la fiducia

Il Pd blinderà il testo contro i 200 emendamenti M5S e Mdp puntano a far mancare il numero legale

Nuovo assedio al Rosatellum. Il governo (ri)mette la fiducia

Quasi duecento emendamenti, una cinquantina i probabili scrutini segreti: il Rosatellum, al Senato, marcia allegramente verso il voto di fiducia.

Ad indicare che la decisione è già praticamente presa è stato ieri il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Luciano Pizzetti, che era in Senato a seguire l'iter del Rosatellum in commissione: «È impensabile che affrontiamo l'aula senza ricorrere alla fiducia per la legge elettorale, quando ci sono decine di voti segreti». Stamani quindi la legge sarà in aula, e si esamineranno e voteranno le pregiudiziali di costituzionalità. Poi verrà ufficializzata la richiesta di voto di fiducia. E, visti i tempi più snelli di Palazzo Madama, l'intera operazione legge elettorale potrebbe essere chiusa tra domani notte e giovedì mattina. Un vero e proprio blitz, a fine legislatura, sul quale nessuno avrebbe scommesso un euro fino a qualche settimana fa. Invece - salvo clamorosi colpi di scena ad oggi imprevedibili - già entro il prossimo weekend l'Italia potrebbe avere nuove regole per il voto, con un sistema misto tra proporzionale e collegi maggioritari, per evitare di andare alle elezioni del 2018 con le pasticciatissime leggi elettorali uscite dal taglia e cuci della Corte Costituzionale. La fiducia, se da una parte garantisce che il testo non venga crivellato di emendamenti, dall'altra comporta uno svantaggio: limita il voto alla sola maggioranza di governo, escludendo quelle forze di opposizione (come Forza Italia e Lega) che hanno sottoscritto l'intesa sulla legge elettorale. E poiché Mdp, che originariamente stava in maggioranza, ha dichiarato guerra al Rosatellum (scenderà persino in piazza contro, come i grillini e Sel), i numeri saranno risicati, sia pure con l'apporto di gruppi come Ala. Fi e Lega, però, oltre a dire si nella votazione finale a scrutinio palese, daranno comunque una mano - attraverso un complicato gioco procedurale concordato con il Pd - a superare l'ostacolo del numero legale, che le opposizioni tenteranno di far mancare. Non a caso ieri grillini, Mdp e Sel, uniti nella lotta, hanno abbandonato la commissione, e oggi faranno con ogni probabilità lo stesso in aula, nella speranza di far saltare il voto. Dai Cinque Stelle parte anche l'immancabile appello al presidente della Repubblica, cui i due nuovi capigruppo (i grillini li cambiano con la frequenza dei calzini) Endrizzi e Valente chiedono di intervenire «attraverso la sua funzione di moral suasion affinché i punti di incostituzionalità vengano rimossi». Oppure, è l'alternativa che i due offrono a Mattarella, «valuti la possibilità di non firmare la legge e di rinviarla alle Camere». Nel Pd, principale promotore della legge, le tensioni restano per ora sotterranee. Ma si attende con qualche ansia la scesa in campo di Napolitano, che ha promesso battaglia contro il Rosatellum e la fiducia: quanti voti potrebbe spostare nel gruppo Pd?

Lo scontro con Mdp, che gioca di sponda coi grillini, è ripreso a tutto campo dopo le (finte) avance di Roberto Speranza. Ma il tormentone sarà riaperto anche dall'interno del Pd, e lo dimostrano le prese di posizione di capicorrente come i ministri Orlando e Franceschini. La fretta impressa da Renzi all'iter del Rosatellum risponde anche ad esigenze interne: il leader Pd sa bene che Mdp, che con il Rosatellum rischia l'osso del collo, cerca sponde tra i suoi avversari nel Pd.

E che insieme attendono con ansia il risultato delle elezioni siciliane (dove Mdp, per aiutare la vittoria del centrodestra o dei grillini, ha schierato un suo candidato contro quello del Pd) per tentare un nuovo assalto al leader. Il Rosatellum, che accentra al Nazareno la scelta sulle candidature, sarà una formidabile arma di difesa.

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