Il nuovo che avanza: il cattolico Tabacci salva la radicale Bonino

Cd offre il simbolo a +Europa. Rutelli contro Lorenzin: "Giù le mani dalla Margherita"

Il nuovo che avanza: il cattolico Tabacci salva la radicale Bonino

La «tabacciata» arriva all'improvviso: più che un coupe de theatre unapecionata d'avanspettacolo. Il cattolicissimo Bruno Tabacci è seduto in prima fila, alla conferenza stampa dell'iperlaica Emma Bonino. Storie parallele che non s'incontrano all'infinito, ma alla stampa estera. L'invitano a parlare, lui dice di «aver riunito in mattinata i vertici della sua formazione» (in una cabina telefonica?) e che all'unanimità s'è deciso di «mettere a disposizione il simbolo» per la lista di +Europa. Che meraviglia.

Si finge sorpresa, come davanti a un'infantile platea, ma il circo Barnum è appena cominciato. Perché l'aiuto salvifico di Tabacci a Renzi e Bonino viene accolto manco fosse la mano della Provvidenza, eppure chiunque abbia avuto a che fare con l'istrionico veterano dei salti alla «tarzan» sa che quel vento promette procella e non dirada le nubi calate sul Nazareno. Il Pd è sempre più isolato, le sue liste di ascari non riescono a mascherare l'improvvisazione e il sottovuoto spinto. È un labirinto ormai indistricabile di angosce e desideri, liste e accordi falliti. Si finirà in liti rabbiose e cause temerarie. Non risolverà i guai di Bonino e Renzi, la «furbata» dell'aiutino parlamentare che scongiura la raccolta delle firme. Anche perché Tabacci vende la pelle di un orso che non è mai in suo possesso: i voti degli elettori, e non certo il misconosciuto simbolo del Centro democratico (apparterrebbe anche a Pino Pisicchio, che signorilmente fa sapere di «non avere alcun interesse» a reclamarlo). Già vicesegretario dc, quindi a terra come sanculotto di Pisapia, prima in qualità di capo dei «marxisti per Tabacci», poi nella precedente corsa verso una lista di sinistra, l'Uomo per tutte le stagioni rende vieppiù ridicola la messinscena della Bonino e Della Vedova, volta a ottenere la forzatura illegittima di una legge che invece ha una sua precisa ratio: complicare la vita alle listarelle che alimentano il mercato delle vacche cui assistiamo.

E se gli slabbrati Regolamenti parlamentari consentono di aggirare qualsiasi norma, il capogruppo di Democrazia solidale - Centro democratico, Lorenzo Dellai, clamorosamente smentirà Tabacci sull'utilizzo della scappatoia: «Apprendo di questa cosa in diretta tv. Siccome i gruppi parlamentari sono cose serie, devo sentire i colleghi e poi decideremo». Tabacci replica di essere l'unico a decidere (ma allora quali vertici ha riunito?). E siccome poi forse la serietà non è di casa neppure dove dice Dellai, ecco Rutelli protestare contro la Lorenzin (e il medesimo Dellai) per l'utilizzo di nome e simbolo della Margherita. «Giù le mani dalla sua storia», scrive in una nota l'ex leader, che ha già inviato una diffida. «Una lista last-minute, presentata in modo avventato e autolesionistico», mediante «una furbizia di bassa lega», lamenta Rutelli rivendicando il copyright della Margherita fin dall'89.

Risponde Dellai, che aveva lo stesso fiore nel simbolo della sua Unione per il Trentino: «Nessuno pensa di usarlo; abbiamo il nostro nome, il nostro logo e una storia diversa, non vedo conflitto». Lo vedrà in tribunale, dopo le urne. O, con maggiori probabilità, nel giardinetto dietro casa ad annaffiar margherite. E a maledire quell'arduo un per cento.

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