Il nuovo lavoro di Renzi: direttore del "Riformista"

Il leader di Italia viva: "Non lascio la politica, continuerò a fare il parlamentare d'opposizione"

Il nuovo lavoro di Renzi: direttore del "Riformista"

Coup de théâtre: dopo aver fatto il sindaco, il segretario di partito, il presidente del Consiglio più giovane d'Italia, il senatore e il conferenziere internazionale, Matteo Renzi diventa direttore di giornale. Il quotidiano in questione è il Riformista, testata un po' corsara e molto impegnata sul fronte del garantismo sulla cui tolda si sono avvicendati nomi altisonanti del giornalismo e della politica: da Antonio Polito a Emanuele Macaluso a Stefano Cappellini a Piero Sansonetti. La direzione Renzi, che inizierà a maggio, è stata annunciata ieri in una conferenza stampa a sorpresa: «No, non lascio la politica: continuerò a fare il parlamentare e l'opposizione. Se mai, come direbbe Mike Bongiorno, raddoppio», ha precisato lui. Del resto, ricorda, ci sono precedenti illustri di leader politici-direttori, da Pietro Nenni all'Avanti a Sergio Mattarella al Popolo, passando per Walter Veltroni all'Unità.

Ma il suo, precisa, non sarà un organo di partito del Terzo Polo: «Non c'è nessun legame». Il Riformista renziano si rivolgerà a quell'area che diffida sia del «sovranismo meloniano» che del «radicalismo di sinistra schleiniano». E si caratterizzerà per l'attenzione non solo al garantismo ma anche «all'innovazione» e al mondo della «post-verità». Renzi non risparmia battute sul nuovo corso Pd: «Nel voto in Friuli si è realizzato lo slogan programmatico di Schlein: non ci hanno visto arrivare. In effetti si è visto arrivare solo Fedriga». Ma non risparmia anche il suo schieramento: «Tra Terzo Polo al 2,7% e i 5Stelle al 2,5%, in Friuli stata è una gara a chi fa peggio». La prima telefonata per annunciare il nuovo ruolo, Renzi la ha fatta ieri mattina a Giorgia Meloni, per «cortesia istituzionale». Poi ha chiamato Carlo Calenda: «Mi è sembrato entusiasta», chiosa con ironia. Calenda ricambia con soave perfidia: «Renzi ha fatto un passo di lato, che era quello che poi ci eravamo detti quando abbiamo deciso questo percorso insieme». Poi sottolinea: «Non è negli organismi dirigenti e non si candiderà a leader del Terzo polo. Ha attività che sono di natura di business e culturale, poi viene in Parlamento a fare discorsi molto ben fatti».

Renzi darà il cambio a Sansonetti, che va a dirigere una neo-rinata Unità. Il tutto nell'ambito di una operazione editoriale dell'imprenditore Alfredo Romeo, che ha acquistato all'asta fallimentare la testata che fu organo del Pci e che intende «riempire uno spazio» informativo e «dare a tutte le correnti ideali della sinistra la possibilità di esprimersi», con il Riformista a coprire l'area «liberal-democratica», e l'Unità quella più «tradizionale». Nella speranza che questo serva a far sì che «la sinistra ricominci a pensare, e a correre».

Romeo e Renzi sono accomunati da vicende di (mala) giustizia: l'imprenditore («Sedici volte inquisito, con sei mesi di galera preventiva inclusa, e sedici volte assolto, intercettato per 12 anni senza che gli trovassero niente», come riassume Sansonetti) è coimputato con il padre dell'ex premier nel processo Consip. «Sono orgoglioso di lavorare con lui», dice Renzi, «è un galantuomo»

Il colpo a sorpresa della direzione Renzi, tenuto top secret fino a ieri mattina, è un'idea dello stesso Romeo, che ne ha parlato con l'ex

premier due mesi fa. «L'idea però gliela ha data Gianni Cuperlo», rivela Renzi. «La mia era una battuta, ma vengo preso sul serio solo quando faccio battute: al mio confronto Woody Allen è un dilettante», replica Cuperlo.

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