
Dopo avere diretto il Laboratorio di Fisica delle alte energie dell'Università di Berna e avere ricevuto un Breakthrough Prize per le scoperte sulle oscillazioni del neutrino, da qualche anno il fisico Antonio Ereditato è a Chicago, dove è Research Professor all'Università, sotto lo sguardo di Enrico Fermi. Ha appena scritto un libro su Il nuovo nucleare (Egea), quello detto di "quarta generazione", con Stefano Buono, anche lui fisico e fondatore di newcleo (azienda che si occupa di reattori di nuova generazione).
Professor Ereditato, perché è così importante questo "nuovo nucleare"?
"Per due motivi. Primo: è una strada obbligata sulla via della decarbonizzazione. Il nucleare è una energia verde, poiché non produce anidride carbonica e gas serra; non è rinnovabile, ma la quantità di uranio presente nella crosta terrestre è sufficiente per miliardi di anni".
E poi?
"Anche se non fossimo obbligati, ci converrebbe. Parliamo ovviamente di un portafoglio energetico bilanciato: per l'Italia, un 10-20 per cento di nucleare nei prossimi anni. I primi prototipi saranno funzionanti fra 5-10 anni".
Perché conviene?
"C'è una corsa all'energia 5.0 in tutto il mondo, non solo nel pubblico, anche nel privato: perché gli investitori sanno di guadagnare... Oltre 50 aziende stanno investendo sul nucleare di nuova generazione e, in questo, noi italiani siamo forti: abbiamo cervelli eccezionali, ma poi vanno all'estero e aiutano gli altri stati a produrre il nuovo nucleare. E poi, a livello politico e geopolitico, l'indipendenza energetica è una questione calda. L'energia è potere".
Che cos'hanno di nuovo questi reattori?
"Sono come i computer di oggi rispetto ai primi modelli. Così, dal grande reattore da 1500 megawatt siamo arrivati a tanti piccoli reattori da 100/200 megawatt di potenza: una rivoluzione copernicana. Ne possiamo costruire tanti e in serie, e poi sono modulari, quindi realizzabili in catena di montaggio; e tutto questo ha anche degli aspetti di democrazia energetica, perché consentirà a una piccola comunità montana, per esempio, di avere la sua indipendenza. E la distribuzione dell'energia sarà molto più semplice".
Altro?
"I costi, molto inferiori: da decine di miliardi di dollari per un grande reattore a centinaia di milioni per un piccolo modulare. E i tempi brevi, 5 anni, per costruirlo. A livello di sicurezza combina sia quella attiva, sia quella passiva, e non necessita di interventi di operatori umani per lo spegnimento in casi critici. E poi ricicla".
Che cosa ricicla?
"Per funzionare, il nuovo nucleare utilizza un cocktail composto da un po' di uranio fresco e in gran parte da scorie seppellite nei depositi di combustibile esausto dei reattori, ancora radioattive.
E alla fine produce piccoli residui ancora radioattivi per 100-200 anni e un sacco di terre rare. Quindi questi reattori non solo agiscono da spazzini che degradano le scorie, ma producono, oltre a idrogeno e calore industriale, anche terre rare, quelle per cui si fanno le guerre oggi...".