Il "Nyt" incredulo: davvero Conte cerca lavoro?

Solo Di Battista difende il presidente del Consiglio: «Una cosa normale»

Il "Nyt" incredulo: davvero Conte cerca lavoro?

Roma - I soliti maligni che si annidano nei palazzi della politica dicono sia invisibile. O peggio, senza alcuna autonomia decisionale. In balìa degli umori di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Eppure, Giuseppe Conte, ha la sua «rete». Un network di legami che, prima della rinuncia al concorso alla Sapienza, gli aveva permesso di pensare a un'alternativa, nel caso fallisse l'avventura politica. «Il primo ministro Italiano sta cercando un lavoro di riserva?». Questa è la domanda che si fa il New York Times in un articolo pubblicato ieri. L'affondo del Nyt è durissimo: «Giuseppe Conte, poiché svolge un lavoro tradizionalmente precario, ha tentato di evitare di mettere tutte le sue uova in un unico cestino professionale, candidandosi ad una posizione di riserva come docente in un'università a Roma». Secondo il quotidiano americano «il cestino in questione è il governo italiano. E il signor Conte è il suo primo ministro».

Il New York Times elenca tutte le spine del governo gialloverde che avrebbero portato Conte a pensare di trovarsi una nuova sistemazione professionale. Dal crollo del Ponte Morandi di Genova, con relative divergenze tra M5s e Lega, ai guai giudiziari del Carroccio, fino all'ultimo attacco hacker ai danni della piattaforma Rousseau. Ha proseguito il giornale: «Il premier che molti credono sia controllato da Salvini e Di Maio si è concentrato sulla costruzione di una carriera di altro tipo. Continuando a perseguire il lavoro alla Sapienza, programmato prima di diventare primo ministro».

Conte prima di sedersi a Palazzo Chigi vantava rapporti trasversali. Certo, c'è Alfonso Bonafede, Guardasigilli grillino e studente di Conte all'Università di Firenze. Bonafede ha aperto all'«avvocato del popolo» le porte del M5s. Ma ci sono anche i link con una serie di personaggi vicini al mondo del «Giglio magico» renziano, tanto da portare il professore di origini pugliesi ad avvicinare Maria Elena Boschi e a conoscere Matteo Renzi.

E naturalmente c'è Guido Alpa, il «maestro» del premier, titolare di quella cattedra alla Sapienza sognata da Conte. Un modello, tanto da far scrivere all'inquilino di Palazzo Chigi nel curriculum di aver «aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, societario e fallimentare». Circostanza smentita dallo studio Alpa, di cui Conte era comunque un collaboratore. Consolidati anche i rapporti con alcuni esponenti del mondo cattolico, a partire dal cardinale Achille Silvestrin.

Nella carriera del giurista Conte non mancano le consulenze. Dopo la tragedia del Ponte Morandi di Genova, hanno fatto discutere gli incarichi per Aiscat, l'Associazione italiana concessionarie autostrade e trafori e per la Serenissima A4 Brescia Padova. Ha suscitato imbarazzi la consulenza per il finanziere Raffaele Mincione e la sua cordata Fiber 4.0 nell'ambito dello scontro interno al cda di Retelit, società proprietaria di oltre 12.500 chilometri di cavi in fibra ottica.

Questione su cui il governo ha deciso di esercitare il Golden Power. A giustificare Conte ci ha pensato Di Battista: «Mi sembra una cosa bella e normale che Conte faccia il concorso alla Sapienza, non so e non credo che esista un conflitto d'interessi».

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