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Le "lezioni" di Obama da Fazio. Così mette nel mirino Trump

Barack Obama ha presentato da Fabio Fazio su Rai3 il suo libro Una terra promessa edito da Garzanti. Sull'assalto a Capitol Hill ha sottolineato "che lo stesso tipo di impulsi di estrema destra ci sono in tutti i Paesi europei"

Le "lezioni" di Obama da Fazio. Così mette nel mirino Trump

"Un vero e proprio evento", "un sogno che si realizza". Così Fabio Fazio ha aperto la puntata di Che tempo che fa di questa sera con ospite speciale l'ex Presidente Usa Barack Obama, accolto - in collegamento dagli Usa - nel salotto di Rai3 come una vera superstar. Il 44° Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha rilasciato un'intervista esclusiva dialogando con Fabio Fazio della sua nuova autobiografia, Una terra promessa, tradotta in 26 lingue ed edita in Italia da Garzanti. Più che un'intervista, da Fazio è andata in onda una vera e propria celebrazione tout-court del Barack Hussein pensiero e del suo percorso politico alla Casa Bianca. Senza troppe domande scomode, come da previsioni. "Michelle è molto critica, molto dura, è uno dei motivi per cui l'ho sposata , mi spinge sempre a fare meglio" ha sottolineato l'ex Presidente Usa, rispondendo a una domanda del conduttore Rai. "Tutti i leader che si vedono in tv sono degli esseri umani, devono prendere decisioni e fanno degli errori" ha raccontato l'ex Presidente Usa, spiegando i retroscena della sua vita alla Casa Bianca. "Ci si può occupare di politica mantenendo la propria integrità, cercando di fare del bene agli altri. La politica è imperfetta come tutte le cose che fanno gli esseri umani. Spero che questo libro possa fare da guida ai giovani interessati a questa carriera".

Da Fazio, Barack Obama ha ripetuto un mantra dei democratici americani, ossia quello di controllare e regolarizzare le piattaforme social e contrastare così l'hate speech: "La gente è incerta a causa della globalizzazione, della tecnologia, dei cambiamenti demografici. In questo contesto - ha sottolineato Obama -i demagoghi e i movimenti violenti possono guadagnare terreno. Non dobbiamo demonizzarci a vicenda, inventare i fatti, credere alle teorie del complotto, perché così la democrazia non esiste più. Dobbiamo gestire meglio i nostri social ed educare i nostri bimbi spiegando loro ciò che è vero da ciò che è falso". Non poteva mancare la fatidica domanda sui fatti di Capitol Hill del 6 gennaio scorso e sull'assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump. "Non dobbiamo cancellare ciò che è successo" ha spiegato Obama "perché la democrazia non è un dono che viene dal cielo, la dobbiamo continuamente rinnovare, dobbiamo sempre investire nella democrazia. Lo stesso tipo di impulsi di estrema destra, di suprematisti e razzismo che abbiamo visto a Capitol Hill, li possiamo osservare in ogni Paese europeo e di fatto questo crea un conflitto in tutto il mondo fra coloro che credono nella democrazia, nell'inclusione, e coloro che credono nel tribalismo, semplicemente perché c'è un voi e un noi".

A Che tempo che fa Obama ha confidato che il suo sogno, da piccolo, non era quello di fare il Presidente degli Stati Uniti. "Da piccolo non ho mai sognato di fare i presidente: il mio sogno da bambino era di fare l'architetto, mi piaceva giocare a basket ma di certo non ero Lebron James. Ma non ho mai sognato di fare il presidente" ha sottolineato il 44esimo presidente Usa, a Che tempo che fa. "Non avevo il sogno di diventare presidente, quello è venuto all'università, ma di essere un bravo ragazzo, come volevano i miei genitori e i miei nonni: volevano che potessi dare il mio contributo alla società", ha aggiunto. Non tutto, durante gli 8 anni passati alla Casa Bianca, è però filato liscio come voleva. Perché a volte essere l'uomo più potente del mondo non basta. "Essere presidente ti fa sentire potente ma ci sono eventi in tutto il mondo che non puoi controllare anche se sei coscienzioso, ci sono cose che ti spezzano il cuore, come quello che è acceaduto in Siria: la Primavera araba era una promessa che è in Siria è diventata una guerra civile, che ha portato l'intervento di russi e iraniani.

Ho cercato di prendere delle decisioni che migliorassero la situazione senza invadere di nuovo un altro Paese" ha ricordato Barack Obama, citando uno dei capitoli più controversi della sua politica estera.

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