Coronavirus

"Obbligo? Meglio il buon senso. Altrimenti è controproducente"

Il governatore: "La gente va informata sull'utilità dei vaccini. Imposizione soltanto per alcune categorie"

"Obbligo? Meglio il buon senso. Altrimenti è controproducente"

«Il confronto dei presidenti di Regione con Matteo Salvini ha tracciato la strada verso una nuova fase della lotta al Covid non più fondata sulla contrapposizione frontale, ma sul dialogo e la partecipazione dei cittadini». Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, ragiona a mente fredda sull'incontro di sabato con il segretario della Lega.

Presidente Fedriga, come definirebbe la linea che avete adottato?

«Una alleanza tra istituzioni e cittadini. Ringrazio Salvini per averci sostenuto e ascoltato. Il messaggio che vogliamo comunicare è che tutte le forze politiche devono fare tutto il possibile per svelenire il clima e impedire che la dialettica si trasformi in una lotta tra bande».

La possibilità di rendere obbligatorio il vaccino per alcune categorie strategiche esiste davvero?

«Io sono per la volontarietà e non per l'obbligatorietà, credo che il vero successo sia convincere a vaccinarsi. Certo ci sono alcune valutazioni che spettano al Cts. È chiaro che sui medici e il personale sanitario una valutazione va fatta, ma la prima cosa è spiegare come stanno le cose e smentire le tante fake-news che vengono messe in circolazione».

Su questi temi esiste una spaccatura all'interno della Lega?

«Guardi, in queste settimane ho scoperto dai retroscena dei giornali mie opinioni che non conoscevo. Il rapporto con i gruppi parlamentari è costruttivo, non c'è una linea dei governatori contrapposta a quella di altri, c'è prima di tutto la volontà di Matteo Salvini».

Nella sua esperienza sul territorio la componente no-vax è numericamente rilevante?

«I no vax sono solo una piccola parte di chi non è vaccinato, poi c'è gente che ha paura o è poco informata».

Qual è la ricetta migliore per riuscire a far vaccinare chi ancora non lo ha fatto?

«Innanzitutto avvicinare la vaccinazione ai cittadini, portandola nei centri più piccoli e più distanti dalle città. Poi serve il contributo dei medici della medicina generale che possono fare molto per spiegare l'utilità della vaccinazione. Il terzo punto è la comunicazione istituzionale. Dobbiamo smentire le sciocchezze che circolano scendendo sullo stesso terreno di chi le veicola, lavorando molto sui social».

Nell'incontro avete proposto l'introduzione di tamponi gratuiti.

«Sì, ma solo per chi non può fare il vaccino per ragioni sanitarie e per i minori che fanno sport. Noi in Friuli Venezia Giulia grazie a risorse regionali per i primi abbiamo previsto il tampone rapido antigenico gratuito in farmacia, per i secondo abbattuto di ulteriori 3 euro il costo del tampone per i ragazzi dai 12 ai 18 anni, passato così dagli attuali 8 a 5 euro».

Il Green Pass ha avuto un impatto sulla stagione turistica?

«No, la nostra stagione turistica è stata un successo con una crescita sopra le aspettative. Il Green Pass ha trasmesso una sensazione di maggiore sicurezza, è stato a utile a tenere aperte le attività. Ora bisogna applicarlo con buon senso. Penso ad esempio al trasporto pubblico locale. Realisticamente come si fa a controllare? Rischiamo che se ne abbia una percezione avversa».

Cosa la preoccupa di più per il prosieguo della campagna vaccinale?

«Gli over 50 che non hanno prenotato il vaccino. In Friuli Venezia Giulia siamo nella media nazionale, ma ci sono persone che non riusciamo a intercettare.

Credo sia necessario rasserenare il clima, mettere da parte le posizioni rigide - che a volte mi sembrano perfino strumentali oltre che controproducenti - e trovare un equilibrio del buonsenso».

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