Roma - Parte il contrattacco delle istituzioni in difesa dei vaccini. Quella di ieri è stata una giornata decisiva per il fronte scientifico a favore della profilassi che ha registrato due vittorie: per la prima volta un medico è stato radiato per essersi dichiarato contrario ai vaccini e con una sentenza del Consiglio di Stato è stata dichiarata la legittimità dell'obbligo di vaccinazione per l'iscrizione al nido e all'asilo. La radiazione è stata decisa dall'Ordine dei medici di Treviso nei confronti di Roberto Gava ed è stata annunciata anche su Twitter dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, che ringrazia l'Ordine «per aver radiato il primo medico per il suo comportamento non etico e antiscientifico nei confronti dei vaccini» in riferimento a dichiarazioni di Gava che si era detto contrario a «rendere obbligatorie un numero sempre maggiore di vaccinazioni» perchè «maggiore è il numero dei vaccini e minore è l'età del bambino maggiore è il rischio di causare danni immunitari e neurologici».
Una decisione senza precedenti nei confronti della quale gli avvocati di Gava hanno già annunciato ricorso che di fatto sospenderà il provvedimento di radiazione. Senza precedenti ma che avrà sicuramente un seguito perché ci sono almeno altri 4 medici sotto osservazione dei loro rispettivi Ordini per lo stesso motivo.
E sempre ieri i giudici amministrativi hanno stabilito che senza vaccino non si può frequentare il nido e la scuola materna. L'obbligo è legittimo perché garantisce la tutela della salute pubblica che è un bene primario come pure la tutela della salute prescolare che prevale sulle responsabilità dei genitori. Un principio sancito dal Consiglio di Stato per ora soltanto riguardo al Comune di Trieste ma è molto probabile che entro l'inizio del prossimo anno molti altri enti locali, sia Regioni sia Comuni, estendano l'obbligo di profilassi anche ai loro servizi educativi da 0 a 6 anni. «È una ottima decisione, una sentenza che farà giurisprudenza», commenta infatti il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il Consiglio di Stato si è pronunciato ieri in sede cautelare respingendo il ricorso di due famiglie che sulla base del cosiddetto «principio di precauzione» avevano contestato la legittimità dell'obbligo di vaccino per la frequenza al nido e all'asilo dei loro figli. Ma i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso. «L'obbligo di vaccinazione, oltre ad essere coerente con il sistema normativo generale in materia sanitaria e con le esigenze di profilassi imposte dai cambiamenti in atto non si pone in conflitto con i principi di precauzione e proporzionalità», scrivono i giudici che fanno notare che in questi casi «il decisore pubblico deve optare per la soluzione che neutralizzi o minimizzi il rischio». Dunque è la «tutela della salute pubblica ed in particolare della comunità in età prescolare» a prevalere «sulle prerogative sottese alla responsabilità genitoriale».
Una decisione che farà discutere ma che a questo punto appare inevitabile visto che in Italia come segnala l'Istituto Superiore di Sanità è in atto un'epidemia di morbillo. Tanto che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del Dipartimento della Salute Usa ha inserito l'Italia nella lista nera dei paesi a rischio proprio per l'epidemia di morbillo. Sono infatti saliti a 1.603 i casi segnalati dall'inizio dell'anno al 19 aprile. Il doppio di quelli registrati in tutto il 2016 ovvero 844.
Coinvolte quasi tutte le Regioni ma il 93 per cento dei casi si concentra in sette: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia. I contagiati nell' 88 per cento dei casi non erano vaccinati. Molti i casi tra infermieri e medici, 152. Un dato preoccupante che si pensa di superare imponendo l'obbligo di immunizzazione anche ai camici bianchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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