Obiettivo Pirellone, così il pm cerca di coinvolgere Fontana

Greco sul governatore lombardo: «Indagato? Stiamo valutando». E lui: «Io sono parte offesa, non ho timori»

Obiettivo Pirellone, così il pm cerca di coinvolgere Fontana

Non c'è un solo presidente della Regione Lombardia che negli ultimi vent'anni sia scampato alle ire della procura ella Repubblica. Roberto Formigoni è in cella a scontare la condanna per corruzione, Bobo Maroni è tornato alla vita privata dopo la condanna a un anno di carcere. Ora al loro posto, nell'ufficio all'ultimo piano del nuovo Pirellone, siede Attilio Fontana. E anche verso di lui si sta avvicinando a grandi passi la macchina investigativa dei pm milanesi. Il suo nome non compare nella lista degli indagati della retata che ieri mattina ha «sbrandato» la Regione. Ma la sua figura aleggia sulla vicenda, al punto da fare ipotizzare che proprio lui - più dei due giovani rampanti come Pietro Tatarella e Fabio Altitonante - sia il bersaglio grosso della campagna di primavera della Procura.

A farlo intuire è l'ultimo passaggio della conferenza stampa con cui ieri il procuratore Francesco Greco e la sua «vice» Alessandra Dolci, capo del pool antimafia, tirano le somme della retata. Si parla di 'ndrangheta, di appalti, di finanziamenti sottobanco. Poi, inevitabile, arriva la domanda sul ruolo di Fontana. Perché tutti sanno che il nome del governatore nelle carte, in realtà, appare: ma come vittima. Rino Caianiello, di Forza Italia, gli avrebbe proposto degli incarichi pubblici a Luca Marisco, suo compagno di studio, per ricompensarlo della mancata rielezione. Un tentativo di corruzione non andato in porto, Fontana non raccoglie l'offerta, secondo la stessa ricostruzione della procura. Ma nelle carte finiscono comunque le intercettazioni in cui Caianiello descrive il governatore come appassionato alle sorti dell'amico: «Fontana ha la necessità di trovare una soluzione a Luca, che ufficialmente lì è una questione di amicizia ma lì la questione è di business». E le intercettazioni si spingono fin dentro le dinamiche del centrodestra, chiamando in causa il governatore ligure Giovanni Toti: «Giovedì quando ho visto Toti - dice Caianiello - Toti mi ha chiesto come mai Luca (Marsico, ndr) non è stato eletto». Poi racconta a un amico: «Attilio (Fontana, ndr) dice domani vedo Toti, chiedo a Toti per Luca. Gli dico: Attì, non fare queste cose, se tu chiedi a Toti, Toti se ti fa un piacere passa all'incasso doppio, e vieni sputtanato. Fidati del sottoscritto».

Questo è l'episodio, descritto nelle carte con dovizia di dettagli. A Fontana, a quel che si legge, si sarebbe potuto al più contestare di non avere denunciato il tentativo di corruzione da parte di Caianiello. Ma è lo stesso Greco a spiegare ai cronisti che «per denunciare un tentativo di corruzione bisogna essersene resi conto». Fontana, insomma, potrebbe non avere neanche compreso la gravità dell'offerta. Tutto bene, dunque?

No. Perché subito dopo il procuratore aggiunge un dettaglio inatteso, che nelle carte non compare. Spiega che «stiamo valutando un nuovo episodio emerso nelle indagini recenti», «perché poi il socio di studio di Fontana ha ottenuto un piccolo incarico». Di cosa si tratta? «È entrato in un nucleo di valutazione degli investimenti, stiamo valutando lo spessore dell'incarico». Avete indagato Fontana? «Stiamo valutando», risponde Greco: che, nel linguaggio giuridico, è di solito un siluro sotto la linea di galleggiamento.

La nomina in effetti esiste, porta la data dell'8 novembre scorso, riguarda il «Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici», garantisce a Marsico un reddito di 11.500 euro più 185 euro a seduta. Accuse di abuso d'ufficio sono state mosse dalla Procura per molto meno.

«Non ho alcuna remora o alcun timore», dice Fontana ieri, «professionalmente e politicamente ho sempre seguito la strada della correttezza e dell'onestà come emerge fin da subito anche in questa vicenda nella quale sono parte offesa». Ma le cose potrebbero cambiare. O forse lo sono già.

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