Ocean Viking ne salva 85. Il governo scrive a Oslo: "Offrite un porto sicuro"

La nave di Sos Mediterranée e Msf ha a bordo 170 persone: «In Italia non entra»

Ocean Viking ne salva 85. Il governo scrive a Oslo: "Offrite un porto sicuro"

Un nuovo salvataggio e l'ennesimo scontro tra governo e Ong. Mentre si consuma quello con Open Arms ancora ferma al largo delle coste di Lampedusa con a bordo 160 migranti, ieri è stato notificato, in base al decreto Sicurezza bis, il divieto d'ingresso in acque italiane anche alla Ocean Viking, la nave battente bandiera norvegese di Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere.

L'imbarcazione ieri ha effettuato il suo secondo soccorso: 85 migranti, la maggior parte uomini e adolescenti sudanesi, un gommone in emergenza in acque internazionali al largo della Libia. Si tratta della seconda operazione in 24 ore, dopo quella di venerdì con 85 migranti soccorsi tra cui donne e quattro bambini. «Abbiamo più volte cercato di contattare il centro di coordinamento dei soccorsi libico da quando abbiamo ricevuto l'allarme, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta fino a ben dopo il soccorso. Solo allora ci hanno offerto di portare le persone in Libia, in violazione del diritto internazionale», dice il capomissione di Msf in Libia e in mare.

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva già fatto sapere che avrebbe firmato il divieto di ingresso e ieri ha ribadito: «C'è una ong spagnola e una norvegese, abbiamo detto loro di andare in Spagna e Norvegia. L'Italia non è il campo profughi d'Europa».

Il governo tramite la Farnesina ha inviato una nota verbale all'ambasciata della Norvegia a Roma quale Stato di bandiera della nave, invitandola a offrire subito un porto sicuro all'imbarcazione. Nella lettera si sottolinea che l'Italia «non ha in alcun momento assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso» e, in ogni caso il recupero dei migranti è avvenuto «ben al di fuori della zona Sar di responsabilità italiana. Le autorità italiane non hanno ricevuto alcuna informazione sulle intenzioni del Comando della nave, che ha riferito dell'operazione alle autorità libiche, a soccorso avvenuto e quasi contemporaneamente alla diffusione dell'informazione attraverso i social media. Le autorità italiane e maltesi sono state informate per conoscenza e non risultano comunicazioni alle autorità competenti per il soccorso tunisine o norvegesi».

Per questo, si legge nella nota della Farnesina, «non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità d'individuazione del porto di sbarco dei naufraghi». Non solo. «La nave è stata impegnata nei giorni scorsi in un'attività sistematica di perlustrazione e attualmente risulta proseguire la navigazione in zona, con intenti non genuinamente ispirati a quelle definiti dalle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale».

Inoltre, si aggiunge, «l'ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine della sicurezza dello Stato».

Nella lettera il ministero degli Esteri infine precisa che «considerando in particolare le importanti capacità di ricezione della nave e delle attrezzature medico sanitarie a bordo, non è accettabile ogni condotta di organizzazioni non governative che considerano l'Italia l'unico porto possibile di sbarco e che, a questo scopo, sono pronte a esporre le persone a bordo a condizioni psicologiche di forte pressione in situazioni igienico-sanitarie suscettibili di rapido deterioramento».

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