Oggi Draghi firma il "patto green". Ma il dl Sostegno slitta di sette giorni

Restano nodi su ristori e contratti a termine. Sulla Pa coinvolti i sindacati. Ocse soddisfatta

Il premier Mario Draghi
Il premier Mario Draghi

«Il governo Draghi ha detto che si concentrerà sulle vaccinazioni, sul Next Generation Plan, sullo sviluppo della green economy e del digitale e sulle riforma del settore pubblico, per usare le risorse in modo più efficiente. Non penso che potremmo fare meglio in termini di raccomandazioni: è esattamente quello che abbiamo detto all'Italia per anni». La capo-economista dell'Ocse, Laurence Boone, in conferenza stampa dell'Interim Economic Outlook, ha evidenziato come il governo italiano in carica stia andando nella giusta direzione rispetto alle richieste delle istituzioni internazionali. Ad esempio, nelle ultime raccomandazioni all'Italia della Commissione Ue nel maggio dell'anno scorso la questione Pubblica amministrazione era soltanto accennata in quanto tema già evidenziato negli anni precedenti.

L'apertura di credito è giustificata dalle dichiarazioni programmatiche del premier Draghi che tra gli obiettivi del suo gabinetto ha posto proprio due direttrici ben precise: «Investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti» e «aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro». Ieri in Parlamento il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, non ha fatto che tradurre questi indirizzi in un piano di lavoro. In primo luogo, ha affermato che intende «invertire la tendenza del turnover, dobbiamo far entrare tanti giovani bravi, di qualità, per gestire il nostro futuro». In seconda istanza, ha sottolineato che lo smart working della Pa «può produrre impatti significativi anche per il perseguimento di altre politiche pubbliche».

Questo è ciò che Bruxelles si aspetta dall'Italia in materia di utilizzo dei fondi di Next Generation Eu e questo è il campo nel quale il governo si è impegnato. Una formula che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha sintetizzato nell'espressione «transizione burocratica», intesa come «snellimento, semplificazione di norme e regole che ci consentono di operare in maniera efficace».

Ora è assai probabile che, vista la connotazione «emergenziale» del governo Draghi (e Brunetta ieri lo ha in qualche misura confermato), non si intervenga alla radice del problema che risiede nel corpus di oltre 160mila leggi da applicare nelle mani di circa 3,3 milioni dipendenti e funzionari della Pubblica amministrazione, ma si interverrà soprattutto sulle urgenze, cioè reclutamento di professionalità giovani e digitalizzazione in modo da velocizzare la messa a terra del Recovery Plan con i suoi 191 miliardi di euro. Non è un caso che il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, abbia ribadito proprio ieri come siano prioritarie «le reti a banda larga» perché «stiamo lasciando indietro parti del Paese».

L'intesa che oggi a Palazzo Chigi firmeranno governo e sindacati non è, quindi, una passerella di facciata, ma un primo tassello per consentire la realizzazione di investimenti funzionali alla crescita del Paese. Cgil, Cisl e Uil saranno rassicurati dal fatto che non è in programma nessuna «rivoluzione» (per l'appunto una «transizione»). Dall'altro lato, la Pa dovrà collaborare attivamente affinché l'ultima chance per l'Italia di continuare a far parte dei «grandi» non sia irrimediabilmente persa. Come ha sintetizzato Brunetta «un patto di visione che coinvolge i sindacati ed è funzionale alla riapertura dei rinnovi». Sono quattro gli assi della riforma della Pa, identificati dal ministro in un nuovo «alfabeto»: A come Accesso, B come Buona amministrazione, C come capitale umano e D come Digitalizzazione.

A quest'accelerazione fa da contraltare il rallentamento sul dl Sostegno che arriverà in Consiglio dei ministri la prossima settimana e non venerdì.

Il maxi-provvedimento da 32 miliardi di euro è bloccato dalla ridefinizione dei ristori per le categorie più colpite e anche dall'introduzione di norme meno stringenti per i contratti a termine come contropartita «politica» per l'allungamento del divieto di licenziamento fino a fine giugno e della cassa-Covid fino a fine anno.

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