Firenze La forma, il suono, le parole, l'utilità e la poesia dell'acqua. Che scava nel tempo e nello spazio modellando tutto ciò che ci circonda essendo «vetturale» cioè cocchiere della natura. Ecco di cosa parla il codice Leicester di Leonardo comprato nel 1994 da Bill Gates ed esposto nell'Aula Malabechiana degli Uffizi per l'imperdibile mostra (da oggi fino al prossimo 20 gennaio) titolata L'Acqua microscopio della natura con cui si aprono le celebrazioni del cinquecentenario della morte del Da Vinci. A cura di Paolo Galluzzi (direttore del Museo Galileo di Firenze, studioso e massimo esperto del genio vinciano) la mostra è costata due interi anni di lavoro. «La cosa più difficile è stata leggere, capire e rendere fruibile al grande pubblico le osservazioni che Leonardo ha lasciato con quella sua scrittura mancina» dice Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi ed entusiasta sostenitore di questo fascinoso progetto. Così davanti a ognuno dei 18 fogli compilati a Firenze tra il 1504 e il 1508 compare un complesso apparato multimediale con cui vengono tradotte e spiegate le parole del genio mentre i disegni si animano come per magia. «Oggi Leonardo sarebbe affascinato dalla multimedialità» dichiara il professor Galluzzi spiegando che il nostro era un pensatore capace di andare all'essenza di ogni fenomeno analizzandone tutti gli effetti collaterali.
«Dall'acqua conclude lo studioso arrivava al cielo e da lì di nuovo sulla terra dove in un certo senso ha aperto la strada alla geologia». Interviene a questo punto monsignor Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca Ambrosiana di Milano che ha prestato i 4 fogli del Codice Atlantico tematicamente congruenti al Codice Leicester. «Quando Leonardo è scienziato è anche pittore e viceversa» dichiara raccontando che in questi quattro fogli (per la cronaca il Codice Atlantico ne conta 1119) c'è la convinzione leonardesca della luna coperta d'acqua e gemella della terra tanto che potendola osservare da lassù si sarebbero viste delle analoghe fasi terrestri.
«L'eccezionalità di questa mostra sta anche nell'aver riunito tutti questi studi» conclude monsignore che è stato convinto a prestare parte del meraviglioso tesoro dell'Ambrosiana da Stefano Ricci che ha sostenuto le imponenti spese di trasporto in teche climatizzate e con passe partout anacido oltre a quelle di sicurezza e assicurazione. «Muovere i capolavori di Leonardo è un'impresa titanica» dicono all'unisono Eike Shmidt, Monsignor Rocca e Paolo Galluzzi. Quest'ultimo rivela che sono state recuperate 7000 lastre fotografiche su vetro realizzate nei primi anni del '900 su tutti i codici leonardeschi ritrovati fino a quel momento (l'ultimo è del 1960). Grazie a questo straordinario ritrovamento si potranno tramandare alle future generazioni questi studi senza precedenti perché per quante precauzioni si prendano, per quanta prudenza si usi, questi capolavori creati 500 anni fa sono esposti all'usura del tempo. Da qui la bellissima idea della famiglia Ricci che nel 2009 ha rilevato l'Antico Setificio Fiorentino in cui è custodito e tuttora funzionante uno spettacolare orditoio progettato dal Da Vinci. «Abbiamo organizzato una cena di gala nel setificio ed esposto qui, tra broccati e lampassi, l'atto notarile della nascita di Leonardo» spiega Filippo Ricci direttore creativo del brand.
Come se questo non bastasse in questo luogo magico è stato creato un tessuto su disegno leonardesco con il famoso orditoio e il duro lavoro dei telai che al massimo producono 40 centimetri di stoffa al giorno. Il messaggio arriva forte e chiaro: pensare a come eravamo per essere meglio di come siamo.
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