Coronavirus

"Ogni giorno in 50mila si convertono ai vaccini. Ora sì al Pass sul lavoro"

Il sottosegretario: acceleriamo. Proteste? Una minoranza non può far richiudere il Paese

"Ogni giorno in 50mila si convertono ai vaccini. Ora sì al Pass sul lavoro"

Per Andrea Costa, sottosegretario alla Salute di «Noi con l'Italia», il tempo dei rinvii è finito. «Credo che, visti i numeri dei contagi e della pressione ospedaliera in aumento, sia ragionevole estendere subito il super green pass nei posti di lavoro. Entro la Befana potremmo stabilire le nuove regole».

Quindi al lavoro solo se guariti dal Covid o vaccinati?

«Certo, sarà un grosso impulso per accelerare la campagna vaccinale ed imporre forti restrizioni a chi non si vaccina. Come la sospensione del lavoro che deve valere non solo per i lavoratori dipendenti e della Pa, ma anche per gli autonomi».

Ma ci sarà un accordo politico tra i partiti?

«Fino ad oggi le misure sono state tutte approvate con l'unanimità e confido che succeda così anche questa volta. Ora è il momento di dare un'accelerata. La nuova ondata pandemica, ma anche gli operatori sanitari stremati, ci chiedono di intervenire».

Dal 10 gennaio, chi entra in un bar dev'essere vaccinato o guarito al covid mentre il barista può essere un No vax.

«Con l'estensione del super green pass questa anomalia si risolve. Bisogna mettere sullo stesso piano utenti ed erogatori dei servizi. Altrimenti si crea una contraddizione inaccettabile».

Ritorneranno le proteste di piazza?

«Questa iniziativa potrebbe creare tensioni, ma la priorità del Governo è quello di tornare alla normalità e di non far chiudere le attività. Non possiamo permettere che le posizioni di una minoranza pregiudichino i risultati raggiunti fino ad oggi».

È preoccupato per l'escalation della Omicron?

«Un virus così diffusivo è pericoloso e lo contrastiamo con la vaccinazione. Lo scorso anno con 400 mila contagiati avevamo le terapie intensive al collasso, oggi con un milione di contagiati, sono a meno della metà della loro capienza».

Dunque è stato archiviato lo spauracchio dell'obbligo vaccinale?

«Io personalmente sono favorevole all'obbligo, ma mi rendo conto che non è una parola magica. E se la gente non lo rispetta, cosa facciamo?».

Molti no vax rifiutano il vaccino per paura degli eventi avversi gravi che non sarebbero risarciti dallo Stato.

«Le cose non stanno così. Attualmente è previsto un indennizzo per danni correlati ai vaccini. E la Corte costituzionale, nel caso di vaccinazione di massa che ha come obiettivo la tutela della salute (anche) collettiva, conferma questa linea giuridica. Purtroppo c'è chi usa questo argomento per creare confusione e incertezza. Ma qualcosa sta cambiando».

Si riferisce ai ritardatari delle prime dosi?

«Ormai 50mila italiani al giorno si convertono al vaccino. E molti altri indecisi dovrebbero superare la diffidenza guardando i numeri: in Italia sono state somministrate 112 milioni di dosi e 7 miliardi in tutto il mondo».

Parliamo degli attuali untori, i ragazzi.

«Be' innanzitutto nella fascia 12-19 anni il 70% si è vaccinato, e tra i 5-12 anni siamo quasi al 10%, e non è poco per una campagna partita pochi giorni fa, c'è una buona predisposizione per la vaccinazione».

E alla riapertura delle scuole cosa succederà?

«Bisogna riprendere la scuola in presenza. Condivido in pieno la proposta delle regioni che garantisce la presenza a scuola a chi è vaccinato».

Dunque, con due positivi va in dad solo chi non è immunizzato?

«Esatto. È giusto creare una differenziazione. A chi si è vaccinato vanno garantite le lezioni in presenza e la sorveglianza attiva sanitaria. Per chi sceglie di non vaccinarsi scatterà la dad, ma in questo modo le scuole non si chiuderebbero».

Abbiamo sfiorato i 150 mila contagi al giorno. Quando vi aspettate il picco?

Per il momento siamo nel pieno dell'incremento dei contagi.

Aspettiamo i dati dell'Iss che arriveranno tra qualche giorno che ci diranno quanti contagiati sono anche non vaccinati: solo loro rischiano la malattia severa e vanno ad incidere sulla pressione dei nostri ospedali.

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