
Il fattore Melania torna a farsi sentire nei giorni concitati in cui potrebbe avere una svolta la guerra in Ucraina. Ieri all'inizio del suo incontro alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha platealmente ringraziato la moglie del tycoon Melania Trump e ha consegnato una lettera scritta dalla first lady ucraina, Olena Zelenska, per la first lady americana. "Non è per te, è per tua moglie", ha detto Zelensky a Trump, tra le risate. Un siparietto che tra l'altro ha reso plasticamente un clima molto più rilassato rispetto al drammatico incontro "cringe" tra i due nello stesso luogo alla fine di febbraio scorso.
Un gesto che ha certamente molti significati. Il primo, quello della lettura più immediata, è un segno di apprezzamento vero per l'impegno umanitario di Melania. Poi certamente si tratta di una captatio benevolentiae per interposta persona da parte dell'uomo di Kiev, che ricorda benissimo come un mese fa, a metà luglio, sarebbe stata proprio la consorte ad aprire gli occhi al marito circa la doppiezza di Vladimir Putin, dopo l'ennesimo colloquio inutile tra i due leader. Raccontò in quell'occasione lo stesso Trump: "Torno a casa e dico alla first lady: ho parlato con Vladimir oggi. Abbiamo avuto una conversazione meravigliosa. Lei dice: Davvero? Un'altra città è stata appena bombardata...". In quell'occasione Melania divenne per qualche ora l'eroina degli ucraini, convinti di avere l'inquilina della Casa Bianca dalla loro parte e di poter contare su di lei come un'alleata subliminale.
Le settimane successive si sono incaricate di farci sapere che le cose non stavano proprio così. Ma il fattore M resta comunque decisivo per influenzare gli umori notoriamente assai volubili di Trump. Così Zelensky ha pensato di puntare su un canale di comunicazione tutto al femminile tra le due "presidentesse".
Anche perché appena pochi giorni fa, al momento dell'incontro in Alaska tra Trump e Putin, fu il primo a consegnare una missiva scritta da Melania per lo Zar per invitarlo, con estrema delicatezza, a "proteggere i bambini e le generazioni future in tutto il mondo". Una vera diplomazia parallela, non meno sottile e machiavellica di quella principale.