Lo scontro sulla legge contro l'omotransfobia e la misoginia, bollata come «liberticida» dalla Cei, spacca il centrodestra e fa irritare il mondo cattolico. Ieri infatti Forza Italia si è astenuta sul voto in Commissione Giustizia della Camera che ha adottato la proposta del relatore Alessandro Zan (Pd). Il provvedimento, che mette sullo stesso piano la discriminazione per orientamento sessuale a quello razziale, modificando codice penale legge Mancino, sarà usato come testo base su cui presentare gli emendamenti entro le 11 di domani.
A favore ha votato la maggioranza, contro Lega e Fdi. «È stato un segno di apertura», dicono gli azzurri. Un segnale che piace a Daniele Priori, segretario nazionale di GayLib («Notizia importante, serve coraggio nel centrodestra») e che irrita i cattolici: «Fa specie che un partito liberale come Forza Italia si presti ad agevolare questa nuova dittatura», ribattono Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, che domani saranno a piazza Montecitorio a Roma alle 17 per urlare il loro no alla norma. «Non saranno certo degli ipocriti sepolcri imbiancati a fermare la legge», ribatte il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Esulta Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay per «l'estensione dell'istigazione alla violenza e alla discriminazione e l'aggravante dei motivi fondati su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere». Ma che cosa prevede il testo approvato ieri? Vengono sì accantonate le proposte strampalate (anticipate dal Giornale) di sospendere patente, passaporto, porto d'armi e diritti civili a chi si fosse macchiato di una fattispecie di reato molto fumosa ma restano le modifiche all'articolo 604 del codice penale e si equipara identità di genere e orientamento sessuale a razza, etnia e religione. Chi è contrario alla legge sostiene che, se venisse approvata, si limiterebbe la libertà di espressione di chi è contrario alle coppie gay e all'utero in affitto e di chi sostiene che i sessi sono solo due e che la famiglia è composta da padre e madre. Sulle barricate contro la legge, nata soprattutto per punire gesti e azioni violente di stampo omotransfobico, ci sono già Fratelli d'Italia e la Lega: «È un bavaglio alla libertà d'espressione e di opinione che apre la strada a pericolose derive liberticide. Il nostro ordinamento giuridico già punisce le condotte discriminatorie basate sull'orientamento sessuale», dice Fdi.
Per Simone Pillon (Lega) «se qualche delinquente aggredisce una persona per i suoi gusti sessuali già oggi si prende, giustamente, fino a 10 anni di galera. Non servono leggi pericolose». E il deputato del Carroccio Jacopo Morrone denuncia: «Così si introduce un reato d'opinione contrario a ogni regola democratica, addirittura discriminante verso chi non è allineato al pensiero unico su temi delicati che riguardano la sfera etica e morale di ogni persona».
Anche nel mondo gay si levano delle voci di dissenso: le femministe di Senonoraquando, contrarie all'utero in affitto, chiedono di sostituire «l'identità di genere» con «l'identità transessuale» e accusano Zan: «Dire che questa è una legge anche contro la misoginia affiancando le parole sesso e genere è un trucco maldestro nel quale non cadiamo. Le donne sono la maggioranza dell'umanità, non una minoranza da tutelare o una costola del movimento Lgbt».
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