Politica internazionale

"Le Ong sono complici. Gli scafi? Da sabotare"

Il politologo Usa: "La soluzione è impedire le partenze mettendo fuori uso i barconi"

"Le Ong sono complici. Gli scafi? Da sabotare"

Il politologo Edward N. Luttwak risponde da Washington mentre è impegnato nella lettura dei giornali, compresi quelli in italiano, sua seconda lingua.

Sta seguendo le polemiche sugli sbarchi? Il governo è accusato delle morti in mare.

«È un sentimentalismo senza logica. Pura ipocrisia. È molto facile fare queste critiche al sistema di soccorsi, ci sarà sempre la possibilità che un barcone si sfasci. Non è colpa delle motovedette o del ministro dell'Interno. Salvare navi in alto mare è fattibile, salvare barconi anonimi senza radio, senza luci, senza radar, senza niente, buttati in mare da scafisti senza scrupoli, questo è difficilissimo da fare. Chi fa queste critiche dovrebbe stare zitto. Oppure essere coerente fino in fondo»

In che senso?

«Gli umanitari, cattolici e sinistra, se non fossero ipocriti dovrebbero proporre ponti aerei con Libia, Afghanistan, Africa occidentale. Ogni giorno si organizzano grandi aeroplani, si mettono in fila i profughi, li si accoglie con un benvenuto a bordo, si dà un regalino ai bambini e si portano tutti in Italia, senza pericoli. Si può fare lo stesso con dei traghetti dal nord Africa. Sarebbe un modo sicuro per non farli morire. Li si toglierebbe anche dagli stupri e dallo sfruttamento del cammino libico. Però nessuno lo propone».

Perché?

«Il fatto è che col ponte aereo il numero di immigrati si moltiplicherebbe. Solo la Nigeria può ripopolare l'Italia tre volte. Per questo non lo propongono. Li metterebbe spalle al muro. Più facile criticare».

Perchè i barconi puntano sempre la prua verso l'Italia? Non è l'unico paese europeo del Mediterraneo.

«Ma l'Italia è l'unico che permette di sbarcare. La Grecia non li prende, Malta non li prende, la Spagna non li prende. Neanche Croazia, Montenegro. Solo l'Italia, dove ci sono molti cattolici che pensano che la povertà sia bella e tanti umanitari che non credono ai confini degli Stati».

Le ong che ruolo hanno?

«C'è una complicità implicita tra ong e scafisti. Anche se la gente delle ong sono tutti belli, carini e simpatici e gli scafisti sono trafficanti che buttano i bambini al mare quando c'è troppo peso. Nonostante questo sono soci. Nessuno salirebbe a bordo di quei pezzi di legno se non gli dicessero che c'è qualcuno che li salverà. I trafficanti avrebbero grandi difficoltà a vendere il loro servizio. C'è complicità tra chi salva e chi fa pagare la gente per partire. I salvataggi fatti da Stati e ong sono parte del modello di business degli scafisti, che possono usare barconi qualsiasi, senza spendere soldi».

Lei su Twitter scrive che gli «scafisti si possono aiutare, assicurando salvataggi puntuali per ogni avventata traversata in fragili barconi, oppure si possono bloccare negando l'uso di mezzi non-autorizzati, facilmente identificabili, facilmente messi fuori uso quando ancora vuoti. I mezzi ci sono». Vuol dire ce vanno colpiti i barconi, prima che partano?

«Si possono identificare facilmente gli scafi, che sono l'arma del delitto. E distruggerli preventivamente. Questo aumenterebbe molto i costi per gli scafisti e li scoraggerebbe».

E come si distruggono?

«Non servono missili o droni speciali, ci sono sistemi molto più economici. Si possono facilmente reclutare libici, per pochi dollari, per fare questo. L'Italia ha una presenza militare in Libia, c'è una truppa lì, ci sono i servizi».

Direbbero che è una soluzione «inumana», come è stato definito Piantedosi.

«Piantedosi è un ministro che ha una presenza internazionale, è visto come uno dei funzionari italiani, dei questurini» come li chiamano, che hanno messo in piedi il cosiddetto sistema Italia contro il terrorismo islamico. L'Italia è stato l'unico paese europeo dove non c'è stato un solo morto per attentati. Merito delle indagini preventive delle forze dell'ordine. Piantedosi è uno dei protagonisti di questo sistema».

Il governo ha detto che dietro le partenze c'è il gruppo Wagner.

«Non ho idea di questo, la Russia sta certamente operando nella zona subsahariana, ma la connessione non è chiara. Il ministro della Difesa italiana ha informazioni che io non ho. La cosa importante è chi critica il governo ha il dovere di definire la sua alternativa. Cosa vuole? Ponti aerei? Traghetti? Usare il bilancio della Marina per comprare 150 vedette in pattugliamento costante, così poi gli scafisti sono contenti? Mettano nero su bianco la loro alternativa.

Oppure stiano zitti e non critichino se qualche salvataggio è imperfetto».

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