Le Ong tedesche ora si ribellano. Fanno due soccorsi e rifiutano i porti. Bloccate e multate

La "Mare Go": "Abbiamo violato il decreto di un governo postfascista". Anche "Sea Eye" emula la Rackete e disobbedisce alle regole.

Le Ong tedesche ora si ribellano. Fanno due soccorsi e rifiutano i porti. Bloccate e multate
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Le tedesche Mare Go e Sea Eye 4 non rispettano le disposizioni dell'Imrcc e decidono arbitrariamente come intervenire in mare e dove attraccare. La prima con 37 migranti a bordo snobba il porto di Trapani assegnatole per lo sbarco e approda a Lampedusa, la seconda, dopo aver soccorso 17 migranti in area Sar libica, invece di far subito rotta su Ortona prende a bordo 32 migranti in area Sar italiana per poi dirigersi nel porto abruzzese. Emuli dell'esempio della Sea Watch 3 di Carola Rackete, che disobbedì più volte all'alt delle Fiamme gialle ed entrò in porto a Lampedusa, i tedeschi tornano dunque a sfidare il governo italiano. Tanto, malgrado tutto quello che aveva combinato, la loro concittadina se la cavò con una pacca sulla spalla, graziata dalla magistratura italiana nonostante, oltre ad entrare in acque italiane senza autorizzazione e sorda agli alt dei militari della guardia di finanza, avesse persino schiacciato contro la banchina del porto con la sua mega nave una motovedetta con i finanzieri dentro. Per Mare Go e Sea Eye 4 c'è un fermo amministrativo e scatterà una multa che va dai 2mila ai 10mila euro. «Norme e confini vanno rispettati, in Italia come in tutto il mondo», commenta la Lega. Dall'entrata in vigore della legge che detta regole all'operato delle Ong in mare, è il terzo caso di violazione. La prima volta è accaduta il 26 marzo quando la Louise Michel, dopo un intervento, invece di dirigersi a Trapani effettuò altri soccorsi. Da troppo tempo le Ong lamentavano la linea del governo che ha deciso di concedere autorizzazioni allo sbarco in diversi porti per evitare di gravare sempre su quelli di primo approdo generalmente in Sicilia. E lagnanza dopo lagnanza, ecco che si è passato ai fatti. «Abbiamo comunicato alle autorità che Mare Go non è attrezzata per curare le persone soccorse per quel periodo di tempo (ndr un minimo di 32 ore di navigazione) scrive la Ong - e che il nostro equipaggio è stato in mare aperto per diversi giorni effettuando diverse operazioni di soccorso e quindi è irragionevole continuare così tante ore di navigazione per quanto riguarda il benessere delle persone soccorse e del nostro equipaggio. Ecco perché abbiamo deciso di dirigerci invece verso Lampedusa. La Capitaneria e la guardia di finanza sono state informate del fatto, in assenza di altra possibilità di raggiungere un Pos in sicurezza». La Mare Go attacca poi il governo: «Abbiamo violato il decreto legge del 2 gennaio del governo postfascista di Meloni, che è un altro strumento per lasciare affogare la gente che emigra ed impedire a chi fa solidarietà di intervenire». Eppure ad oggi i migranti approdati sono ben 50.405 a fronte dei 19.692 del 2022, vale a dire un +155,97% di approdi, specie in Sicilia dove da inizio anno sono sbarcati 40.654 migranti. Come confermato dalla guardia costiera, il recupero dei 37 migranti, fra cui 8 donne, è stato effettuato in un unico intervento in area Sar non italiana e lo sbarco arbitrario è avvenuto alle 2.35 di ieri. Sono originari di Costa d'Avorio, Camerun, Nigeria, Sierra Leone e Burkina Faso e sono partiti da Sfax, pagando 2.500 dinari tunisini.

Ieri a Lampedusa c'è stato pure uno sbarco autonomo di 12 tunisini, intercettati dai carabinieri. Sia questi ultimi che i migranti della Mare Go sono stati condotti nell'hotspot dell'isola dove ci sono in tutto 518 ospiti.

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