La vendetta di Cottarelli. La sua spending review adesso finisce on line

Ecco il lavoro del commissario straordinario voluto da Letta e cacciato da Renzi

La vendetta di Cottarelli. La sua spending review adesso finisce on line

Dopo un anno è finalmente online il piano sulla spending rewiew di Carlo Cottarelli. Sul sito revisionedellaspesa.gov è consultabile il lavoro svolto dall’ex commissario straordinario nominato dal governo Letta che, dopo il suo ritorno al Fmi, è stato sostituito da Renzi con i fedelissimi Yoram Gutgeld e Roberto Perotti.

Il piano prevede l’introduzione per tutto il settore della pubblica amministrazione del metodo dei costi standard, in particolare nella sanità ma anche nei comuni e negli enti locali per ridurre il numero dei consiglieri regionali e abbassando la loro retribuzione a quella del sindaco del comune capoluogo. I comuni al di sotto di una certa soglia (3.000, 5.000 o 10.000 abitanti) avrebbero, invece, il compito di fondersi tra loro e di ridurre del 20% il numero di assessori e consiglieri eliminando anche l'indennità di fine mandato dei sindaci. Tutte queste misure potrebbero, secondo gli studi di Cottarelli, portare a un risparmio di circa 255 milioni di euro all’anno.

Profondi tagli arriverebbero anche dalla riorganizzazione della pianta organica della pubblica amministrazione, per la quale Cottarelli prevede una nuova disciplina sui licenziamenti individuali. In caso di eccedenza di personale, invece, si consiglia la mobilità dei dipendenti pubblici nelle amministrazioni con scarso organico e che il personale in disponibilità cessi dal servizio in caso di rifiuto dell’assegnazione d’ufficio. I pensionati che svolgono incarichi di governo, sia a livello nazionali o locale, o in enti istituzionali come Quirinale, Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Tar, sarebbero invece tenuti a riversare allo Stato l'importo della pensione, evitando i cosiddetti “cumuli”. Non manca, poi, il tanto richiesto taglio delle società partecipate che dovrebbero scendere da 8mila a mille.

Di queste almeno 3mila hanno meno di sei dipendenti e 1300 hanno un fatturato inferiore ai 100mila euro. Non meno importante, l’introduzione, richiesta a gran voce in questi giorni da Raffaele Cantone, di un Codice unico per gli appalti.

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