Politica

Open, Renzi è indagato "Pm in cerca di visibilità"

Sotto inchiesta pure Boschi e Lotti per finanziamento illecito. La Cassazione aveva già smontato il caso

Open, Renzi è indagato "Pm in cerca di visibilità"

Ci risiamo con la Open di Matteo Renzi. Di tanto in tanto l'inchiesta sulla sua Fondazione renziana rifà capolino con qualche retroscena. Una telenovela senza fine che ormai fa concorrenza a Beautiful. Quando si pensava che tutto, o quasi, fosse stato chiarito dalla Cassazione, ecco che arriva il colpo, tra capo e collo, per Renzi&Co. Sia il senatore semplice di Scandicci che il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Elena Boschi, sono stati inseriti tra gli indagati per il presunto finanziamento illecito ai partiti da parte della Open. Secondo La Verità, che ha anticipato la notizia, l'ex premier e leader di Italia Viva e l'ex ministra, hanno ricevuto dalla procura di Firenze un invito a comparire per il 24 novembre. Nelle indagini, condotte dai pm Antonino Nastasi e Luca Turco, erano già stati firmati, esattamente un anno fa, altri tre avvisi di garanzia che avevano raggiunto l'ex presidente della Fondazione Open, l'avvocato Alberto Bianchi e gli ex consiglieri Luca Lotti (deputato Pd) e il sempreverde Marco Carrai.

Secondo la procura fiorentina i cinque inquisiti, nel loro ruolo di membri del direttivo della Fondazione (considerata dall'accusa «un'articolazione politico-organizzativa dell'allora corrente renziana del Pd») avrebbero ricevuto ingenti finanziamenti illeciti da privati: 670mila euro nel 2012, 700mila euro nel 2013, 1,1 milioni nel 2014, 450mila nel 2015, 2,1 milioni nel 2017 e 1,1 milioni nel 2018. In totale la cifra contestata è di 7,2 milioni.

Eppure la Cassazione aveva considerato illegittimo il sequestro di computer e mail che la procura aveva disposto sul finanziere David Serra, uno dei finanziatori della Fondazione Open (non indagato) scrivendo che nel decreto di perquisizione «non sono definiti in alcun modo i contorni essenziali della vicenda che dovrebbe ricondursi a un traffico di influenze». I giudici della Suprema Corte avevano anche espresso dubbi sul ruolo di Carrai perché «non si capisce come sia attribuibile un reato a lui o a terzi». Sulla decisione della Cassazione, Renzi aveva anche denunciato su Facebook «il silenzio di quasi tutti i media», aggiungendo che «in un mondo normale qualcuno dovrebbe scusarsi per le tonnellate di fango che ci hanno buttato addosso. Non succederà e noi andremo avanti col sorriso e senza rancore. Ma chi pagherà per il danno politico, economico, mediatico, umano che abbiamo subito? Il tempo è galantuomo, certo, ma le cicatrici lasciano il segno».

Ed arriviamo ad oggi, con il capo dell'allora Giglio magico sotto inchiesta. Durissimo il suo attacco ai magistrati in diretta Facebook: «L'inchiesta su Open è stata un danno di immagine pazzesco per noi di Italia Viva, chi avrebbe voluto finanziarci non ha avuto coraggio di farlo, molti non sono venuti nel nostro partito», dice Renzi aprendo l'assemblea nazionale su una terrazza romana. «Da quei pm di Firenze mi sarei aspettato una lettera di scuse e invece stamani arriva una convocazione in procura. Tra l'altro con un assurdo giuridico, visto e considerato che la sentenza della Cassazione di pochi giorni fa andava in tutt'altra direzione. A chi cerca la battaglia e la visibilità mediatica, bisogna rispondere con il diritto».

Appuntamento alla prossima puntata.

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