 
Il centrodestra mette il sigillo finale sulla riforma della giustizia: il Senato dà il via libera, in quarta lettura, alla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. Il testo, che ora dovrà passare al vaglio del referendum confermativo, introduce anche il doppio Csm e il sorteggio per i componenti del Csm.
La sinistra, spiazzata dalle velocità con cui la maggioranza porta a casa la riforma, grida al golpe. Pd e Ms5, in questi mesi, le hanno provate tutte pur di rallentare l'iter parlamentare. A Palazzo Madama, il blocco di sinistra si spezza al momento del voto. Calenda vota con il centrodestra, Matteo Renzi si astiene. Il provvedimento incassa il via libera con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti. In Aula il clima si scalda presto. Con la protesta di Pd, M5s e Avs che, dopo il voto, alzano dei cartelli rossi con la scritta bianca "No a pieni poteri". "Cartelli un po' eccessivi e contrari al regolamento" commenta il presidente del Senato, Ignazio La Russa. L'Aula esplode con l'intervento dell'ex magistrato Roberto Scarpinato, senatore del M5s: "Tajani, per eliminare ogni dubbio ha citato il caso emblematico di Marcello Dell'Utri come vittima illustre dell'uso politico della giustizia. Ci auguriamo che conduciate la campagna per il referendum con gli stessi accenti di sincerità. Perché la maggioranza degli italiani non se la beve la panzana che Berlusconi e Dell'Utri erano tutti fiori di giglio e sono stati condannati dalla magistratura politicizzata. Sono stati condannati perché esistono le prove". Parole che suscitano tensioni tra il gruppo di Forza Italia e il gruppo M5S. Renzi annuncia l'astensione di Iv e bolla come "riformicchia" il testo: "Non so se passerà al referendum, ma vi siete limitati a una bandierina ideologica".
Conte e Schlein sono i più duri. Il leader del M5s Meloni attacca a testa bassa: "Credo sia un obiettivo politico quello di sottrarsi a qualsiasi controllo della magistratura, a pesi e contrappesi. C'è anche il progetto costituzionale del premierato: rivendicano i pieni poteri e sono insofferenti a lacci, laccioli e controlli. Ogni volta si scontrano anche con la Corte di giustizia europea, con la Corte penale internazionale a qualsiasi livello, e ogni volta misurano la loro incapacità oltre che la loro arroganza" dice alla stampa fuori da Palazzo Madama. La segretaria del Pd vede pericoli autoritari: "C'era qui Orban qualche giorno fa. Ma non è un modello la democrazia illiberale di Orban. Non può essere un modello per un Paese come il nostro che ha la lotta per la liberazione dall'oppressione nazifascista scritta addirittura nella Costituzione". Il ministro Nordio assiste in Aula al via libera e si prepara al referendum, tra marzo e aprile. Anche la sinistra affila le armi.
Sta nascendo un vero e proprio plotone di esecuzione contro la riforma, Una santa alleanza che va da Schlein alle toghe rosse. Con l'appoggio di tutta la stampa di sinistra, vip e talk anti-Meloni. Sarà, forse, la battaglia finale nella guerra dei trenta anni tra magistratura politicizzata e politica.