Pier, il politico al 100% può pescare voti ovunque

Cinquantadue voti: un assaggio. Fra carte truccate e coperte, Pier Ferdinando Casini potrebbe stare in qualunque mazzo

Pier, il politico al 100% può pescare voti ovunque

Cinquantadue voti: un assaggio. Fra carte truccate e coperte, Pier Ferdinando Casini potrebbe stare in qualunque mazzo. Per Renzi è la prima scelta e non da oggi, anche se il leader di Italia viva è disposto a incoronare pure Draghi; Casini non dispiace a Conte che lo spedirebbe al Quirinale volentieri pur di sbarrare la strada all'ex banchiere. Non solo, l'ex presidente della Camera potrebbe coagulare spicchi insofferenti del Pd, da Franceschini a Lotti e non solo, e sfonderebbe nel magma centrista e pure nelle brume del Gruppo misto. Certo, c'è da vincere la diffidenza dei leghisti e lo stesso discorso vale per la pattuglia super draghiana di Forza Italia, ma tutto non si può avere. E a questo giro bastano 505 voti.

All'orizzonte, sempre più corto, si profila dunque il duello Casini-Draghi. L'alfiere della politica dei partiti e il campione del commissariamento del Palazzo. Sia chiaro, Draghi resta sempre in pole position, ma il match sarebbe un segnale: basta con i nomi paracadutati, basta con le élite, basta con la narrazione di un'emergenza senza fine.

Casini sta in quell'area di mezzo che non fa impazzire i più ma li rassicura: il governo Draghi andrebbe avanti, almeno sulla carta, e qualcuno ironizza che il futuribile inquilino del Quirinale non gli direbbe mai di no. Lui tace, ma posta su Instagram una foto in bianco e nero: il giovane democristiano Pier nel fervore di un comizio. La dida è esplicita: «La passione politica è la mia vita!». Come a recintare con quel punto esclamativo un perimetro dove Draghi non può entrare. E questo messaggio, fra paure e sfarinamenti, può conquistare molti cuori.

Insomma, un altro giro di giostra oggi, forse puntando sulla Casellati o forse su Cassese, per misurare i rispettivi eserciti e se la manovra non dovesse riuscire, allora si passerà allo spareggio finale. Con la prospettiva di portare insieme a Casini, anche una nuova legge proporzionale. A meno di non immaginare un accorato appello in extremis a Mattarella.

Resta da capire se oggi Salvini voglia scommettere sul filo dei voti e dei capitomboli, poi in campo ci saranno solo loro due. Il tempo lavora per Draghi, ma anche Casini sembra poter pescare voti nel serbatoio della sospensione.

Non a caso, dal quartier generale della Meloni, che ieri ha dato un formidabile avvertimento alla Lega con i 114 voti per Crosetto, parte il fuoco di sbarramento: Draghi al Quirinale, elezioni subito, no alla tentazione proporzionale. E però un guscio nella frammentazione generale, una casetta piccola ma a suo modo accogliente, fa comodo ai molti che vivono sull'uscio. Insomma, i partiti, o pezzi di schieramenti a geometria variabile, trattano e chiedono garanzie. È il domani che abbraccia il passato.

Renzi sta sulla porta: «Casini o Draghi ma facciamo presto. Nessuno scambio di voti con Casellati».

Salvini all'inizio della settimana era parso freddo: «Casini non fa parte della coalizione di centrodestra». Ma se finissero le frecce nella faretra, e con loro le ambizioni del kingmaker, sarebbe costretto a scegliere: o di qua o di là.

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