«Ho avuto e ho un gran maestro». È facile capire chi sia Leonardo Maria Del Vecchio sentendolo parlare. Per quello che dice e per quello che ha scritto, in una lettera a tutti i dipendenti di Salmoiraghi&Viganò, nella quale annunciava loro che l'azienda avrebbe reintegrato nello stipendio la parte persa a causa della cassa integrazione: «Oggi più che mai voglio ringraziarvi per l'impegno, la passione e il coraggio. Vi fa onore e prova ancora una volta che siamo una grande squadra». Leonardo Maria è il figlio del fondatore di Luxottica. E guida, a 25 anni come Ad, la catena di negozi di occhiali.
Una lettera toccante.
«È il nostro modo di intendere l'azienda. I dipendenti sono parte integrante di una grande famiglia. Luxottica è nata come tale: una decina di persone tra cui mio padre e il vice presidente Luigi Francavilla. La fabbrica è ancora attorno alla casa che ha mio padre a Agordo».
Una lezione d'impresa.
«Mio padre da sempre lavora con i suoi operai e con loro Luxottica è cresciuta e ha costruito la sua anima. Nei primi anni, grazie alla capacità produttiva siamo arrivati a ottenere la licenza di Armani, primo grande passo per il gruppo. Grazie alle mani degli operai».
Avete l'artigianalità nel cuore.
«Sì. E si deve averla anche in una situazione così critica».
Quanti negozi avete?
«Con Salmoiraghi&Vigano e con VistaSì nella grande distribuzione, circa 400 punti vendita, tra diretti e franchising».
Dipendenti?
«Duemila. E la quota restante della cassa è stata reintegrata a tutti i quasi 14mila dipendenti italiani del Gruppo».
Ci sono poi 500 euro in più per chi lavora in negozio.
«Il loro sacrificio andava premiato. Prendono i mezzi, vanno in negozio, garantiscono servizi necessari. Sono in prima linea. E hanno avuto una grande soddisfazione».
Quale?
«Quella di ricevere le mail di medici e infermieri che ci ringraziano per aver riparato loro lenti e occhiali».
I negozi sono attivi?
«Abbiamo orari ridotti, il servizio è completo. Con un call center gestito dai nostri store manager che si sono messi al servizio dei propri clienti. Inoltre garantiamo di poter pagare a distanza e di ricevere gli ordini a casa. Gratis».
Lei dai negozi è partito
«È stata una palestra. È lì che capisci il lavoro dei colleghi, le dinamiche del team, il comportamento dei clienti. E lì che c'è la filosofia Luxottica: stare accanto alle persone».
Dovrebbe farlo l'Italia ora.
«Non voglio entrare in discorsi politici, dico solo che siamo un grande Paese e abbiamo reagito come tale. E abbiamo mostrato a tutti la qualità del nostro sistema sanitario. Chi sono i nostri medici e infermieri: degli eroi».
Cosa chiede al governo?
«Da imprenditore: penso che la mia e le altre aziende che hanno scelto di aiutare economicamente i propri dipendenti dovrebbero avere un'agevolazione fiscale su quella parte, affinché anche altri possano intraprendere la medesima operazione/decisione. Ma se ne sta discutendo».
E all'Europa?
«Di essere Europa. Siamo un Gruppo europeista. Essilor Luxottica è quotata a Parigi, abbiamo store in tutti i Paesi del continente. È il momento di essere uniti: siamo diversi, ma con la storia più lunga del mondo. La palla è in mano nostra».
Come si rinasce?
«Con lo spirito trasmesso da mio padre. Non si deve perdere l'affetto dei dipendenti: ognuno di noi farà sacrifici, però se i dipendenti, i dirigenti e le proprietà lavorano insieme tutto andrà a posto. E poi...».
Dica.
«Serve la fiducia dei clienti. L'ho detto: si deve stare accanto le persone. Vicinanza, questa è la chiave di tutto».
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