Ora anche la Corte dei conti indaga sul papà di Renzi

Nel mirino dei magistrati contabili la Fidi Toscana, l'ente regionale che fece da garante per la società del papà del premier

Ora anche la Corte dei conti indaga sul papà di Renzi

Anche la Corte dei conti indaga sul caso Chil Post che coinvolge il padre del premier Renzi. La guardia di finanza, secondo quanto riporta l'edizione fiorentina di Repubblica, è stata mandata a ispezionare la sede di Fidi Toscana, l'ente regionale che ha fatto da garante alla società di Tiziano Renzi che poi è fallita senza aver mai restituito parte del prestito. L'accusa sarebbe quello di presunto danno erariale per la Regione Toscana e per lo Stato centrale e le prime perquisizioni hanno portato al sequestro un numeroso materiale informatico e cartaceo.

La vicenda risale al 2009 quando la Chil Post ottiene un finanziamento da 700mila euro dalla Banca di Credito Cooperativo di Pontassieve, grazie alla Fidi Toscana che fa da garante per l'operazione. A curare la pratica per la banca è Marco Lotti, padre del sottosegretario Luca. Alla fine l'ente regionale copre l’80% del prestito richiesto grazie alle agevolazioni per l’imprenditoria femminile. Il capitale sociale, infatti, nel 2009 era intestato alla madre e alle sorelle del premier ma, poco tempo dopo, Tiziano Renzi riprende il controllo della società e firma la concessione del mutuo come responsabile.

Nel 2010, poi, dopo aver venduto un ramo d’azienda per 3 mila euro alla sua nuova società “Eventi 6 srl”, sposta la sede della Chil a Genova e la rivende a Mariano Massone, che paga di tasca sua il mutuo solo in parte restituito. Massone, insieme al socio Antonello Gabelli, è accusato di bancarotta fraudolenta a Genova mentre per Tiziano Renzi oggi il giudice della procura genovese dovrebbe decidere sull'archiviazione richiesta dai pm. Ma alla Corte dei conti, più che la sorte di Renzi senior, interessa il denaro uscito dalla Fidi Toscana. Si tratta di circa 263 mila euro versati alla Banca di Pontassieve da Fidi Toscana, di cui 236 mila sarebbero stati poi rimborsati dal Fondo centrale di garanzia.

A fine settembre, a seguito di una interrogazione in Regione del capogruppo di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, il governatore Rossi ha annunciato la revoca del fido e la richiesta del rimborso, oltre alle sanzioni. I magistrati vogliono capire anche se qualche dirigente della Fidi ha favorito la Chil, magari omettendo qualche controllo.

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