Ora c'è libertà di aggredire. A rischio i pubblici ufficiali

La modifica dei Decreti sicurezza depenalizza le offese a poliziotti e carabinieri. L'ira di Tonelli

Ora c'è libertà di aggredire. A rischio i pubblici ufficiali

Lo stravolgimento dei Decreti sicurezza di Salvini eliminerà la tutela per i pubblici ufficiali. Da oggi, insomma, chiunque commetta reati di oltraggio, resistenza e violenza o minaccia nei confronti di capotreno o controllori, autisti di autobus, insegnanti o primari d'ospedale, consulenti tecnici, periti d'ufficio, ufficiali giudiziari, curatori fallimentari, portalettere, ispettori, notai, sindaci quali ufficiali di governo e ufficiali sanitari potrebbe farla franca. A spiegarlo è l'onorevole leghista Gianni Tonelli, ovvero colui che presentò l'emendamento, poi approvato con ampio consenso dall'allora maggioranza gialloverde, da Forza Italia e Fratelli d'Italia, che garantiva tutela agli appartenenti alle forze dell'ordine, ma anche a tutte quelle categorie che svolgono una pubblica funzione. In sostanza, l'articolo 131 bis (come modificato dall'art. 16 comma 1 lett. b) del Decreto legge del 14 giugno 2019 su proposta di Tonelli, escludeva l'applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni.

Lo schema di decreto legge dell'attuale governo giallorosso, all'articolo 7, prevede di modificare l'articolo 131 bis sostituendo le parole «di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni» con «di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell'esercizio delle proprie funzioni e nell'ipotesi di cui all'art. 343 c.p.». «Premesso l'apprezzamento in ordine all'intenzione di non ammettere la suddetta causa di esclusione della pena anche per il reato di oltraggio ai magistrati - spiega Tonelli - è evidente come la modifica comporterebbe il rischio di applicazione della causa della particolare tenuità per tutta una serie di condotte che oggi ne sono escluse». «Questa - tiene a dire - è un provvedimento di grande irresponsabilità istituzionale. Presentai l'emendamento affinché fosse messo un vincolo in modo che non fosse riconosciuta la tenuità del fatto, perché era accaduto che un manifestante avesse sputato sulla divisa di un poliziotto e il gesto era stato considerato dal magistrato una cosa non grave per cui interveniva la causa di non punibilità». E prosegue: «Per le forze dell'ordine resta tutto uguale, ma una riflessione è necessaria. Inserii i pubblici ufficiali perché in questo periodo storico le istituzioni e quindi le diramazioni di servizi che vengono compiuti da chi esercita una funzione pubblica sono oggetto di una forte delegittimazione che fa sì che le persone si sentano in diritto di aggredire e offendere non solo gli operatori di polizia, ma anche tante altre categorie».

Tonelli precisa: «Qui non è una battaglia corporativa, ma un intervento per ridare autorevolezza a una funzione pubblica. Le modifiche sono state fatte anche sotto l'input del Presidente della Repubblica. Io però mi permetto con tutta la deferenza di sostenere che il Quirinale abbia commesso un errore di valutazione, proprio perché non ha fatto riferimento alla premessa e alla ratio della norma. Questo è un danno anche per le forze dell'ordine perché abbassa il limite tra lecito e illecito a loro danno».

La conclusione è d'obbligo: «Il palazzo - precisa l'onorevole - è sempre più scollegato dal mondo reale e la cosa va di pari passo con l'interferenza del partito dell'antipolizia che ha in sé una vena anarcoide tipica della sinistra. Combatterò in tutte le sedi per l'applicazione di un principio di buonsenso».

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