Ponte crollato a Genova

Ora Genova si ribella contro il governo: "Toninelli, basta balle"

In piazza in 5mila: dagli applausi ai fischi Autostrade: «Con noi ponte nuovo in 9 mesi»

Ora Genova si ribella contro il governo: "Toninelli, basta balle"

In meno di due mesi siamo passati dagli applausi scroscianti ai fischi accompagnati da attacchi («Toninelli basta raccontare bugie», «Vogliamo risposte, non elemosine»). Succede a Genova dove al governo è toccata una grana enorme da risolvere, la ricostruzione del Ponte Morandi e la gestione degli sfollati. Proprio loro, insieme a commercianti, residenti e lavoratori portuali messi in ginocchio dal crollo hanno protestato (5mila in corteo) contro il governo, che ad agosto avevano accolto con gli applausi (Salvini e Di Maio ai funerali delle vittime). Nel mirino infatti c'è soprattutto Danilo Toninelli, il ministro delle Infrastrutture, l'uomo che deve dare le risposte agli genovesi, anche se i fischi non hanno risparmiato il governatore Giovanni Toti (preoccupato dall'«impronta ideologica grillina») nè il sindaco Marco Bucci (che evidenzia come nel decreto manchino gli strumenti per operare sul ponte: «È ancora di Autostrade, o revochiamo la concessione o lo espropriamo, va definita meglio la legge»). Ma la protesta rischia di travolgere il M5s, il movimento fondato dal genovese Beppe Grillo, sotto la cui abitazione sono pronti a manifestare gli sfollati.

Il clima che Toninelli ha trovato dopo i 50 giorni di attesa per sfornare un decreto e decidere un commissario per il ponte, è molto cambiato rispetto a poche settimane fa. A lui che era andato a Porta a Porta facendosi fotografare tutto sorridente con un plastico del nuovo ponte, gli sfollati hanno preparato una sorpresa, un modellino del quartiere colpito, «così lo porta da Vespa la prossima volta che è ospite». Dopo la manifestazione una delegazione lo ha incontrato. «Gli abbiamo chiesto di smetterla con le musse, che per chi non è genovese significa bugie. Ad oggi c'è solo l'osso, vogliamo la ciccia. Festeggiamo 55 giorni fuori casa e non abbiamo la certezza di niente con questo decreto. Sabato saremo di nuovo in piazza» spiega Franco Ravera, portavoce dei cittadini genovesi sfollati. Quanto ai fischi, un «giusto il risentimento di fronte ai ritardi».

E appunto sui tempi, da quelli della ricostruzione agli indennizzi a chi ha perso casa («non vogliamo attendere 4-5 anni»), il governo si sta giocando la credibilità, finora molto male. Il pasticcio sulla nomina del commissario, il decreto partorito tardi e male, l'idea di punire Autostrade non facendogli ricostruire il ponte a spese sue (e di farlo invece a spese dello Stato), rischiano di dilazionare la soluzione. Autostrade avrebbe già pronto un progetto che si può completare «in un minimo di 9 mesi», chiarisce l'ad di Autostrade Giovanni Castellucci («I tempi sono assolutamente mantenibili, non è una promessa ma un impegno»). Ma Autostrade va esclusa quindi non se ne fa niente, anche se il cda della società valuterà il ricorso. Genova, nella divisione dei poteri tra Lega e M5s, spetta ai grillini per competenza ministeriale. A loro spetterà anche il maggiore prezzo politico per l'eventuale fallimento.

Quella degli sfollati è la prima contestazione popolare contro il governo. Che si già finita la luna di miele con gli italiani? I primi cento giorni, scadenza simbolica, erano passati abbastanza indenni. Ma con i primi provvedimenti i nodi iniziano a venire al pettine. Prima il decreto dignità che con la stretta sui contratti a tempo ha fatto infuriare gli imprenditori del nord vicini alla Lega («Vi abbiamo votato, ma così ci rovinate. Per due immigrati in meno vi siete venduti ai 5 Stelle»). Poi il dietrofront del M5s sull'Ilva di Taranto, che invece di essere chiusa come promesso in campagna elettorale è stata assegnata al gruppo vincitore della gara facendo insorgere i grillini pugliesi («Di Maio ha tradito Taranto, qui riceverà solo fischi» la profezia del consigliere comunale e operaio Ilva Massimo Battista, uscito dal M5s). Poi il pasticcio su Genova.

E dire che la manovra economica, la partita più difficile per la credibilità del governo, è ancora solo agli inizi.

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