Il muso giallo e la svastica inclinata, perché i caccia della Luftwaffe erano così riconoscibili?

Dal cielo di Dunkerque ai duelli sulla Manica, il mistero dei caccia con il muso giallo della Luftwaffe

Il muso giallo e la svastica inclinata, perché i caccia della Luftwaffe erano così riconoscibili?
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Comparivano dalle nuvole con il sole alle spalle, piombavano sulla coda dell'avversario e, dopo una breve raffica di mitragliatrici e cannoncino, si dileguavano con una cabrata verso le nuvole, verso la Manica, verso la Francia da dove erano venuti, con un’autonomia limitata che consentiva ai piloti da caccia della Luftwaffe di volare per soli venti minuti nei raid lungo le coste dell'Inghilterra, dove scortavano le formazioni di bombardieri e dove li attendevano i piloti inglesi. A bordo dei loro Hurricane e Spitfire, questi ultimi notarono una particolarità insolita sui Bf-109 Emil che avevano già affrontato pochi mesi prima, nella “Guerra fasulla” e durante la ritirata di Dunkerque. Il muso di quegli aerei era stato dipinto di giallo. Per quale motivo? Si erano forse battuti in duello con un asso — come Werner Mölders o Adolf Galland — e l’avevano scampata?

Chi condivide la passione per la storia bellica e l'aviazione non può non essere affascinato dalla Battaglia d'Inghilterra; e chi è affascinato da quella celebre battaglia non può non essere cresciuto guardando colossal intramontabili come I lunghi giorni delle aquile di Guy Hamilton, leggendo romanzi come L’ultimo avversario del pilota-scrittore Richard Hillary o studiando le pubblicazioni di Richard Collier, come The Few. Chiunque vi si sia immerso almeno una volta si sarà quindi domandato, più volte, perché molti aerei da caccia della Luftwaffe, come il Bf-109, presentassero quel caratteristico muso giallo. Era forse un atto di vanità e sprezzo del pericolo, un omaggio al Barone Rosso e alla Jasta 11 — la squadriglia di assi che dipingeva i propri aerei con colori sgargianti per dimostrare di non temere d’essere individuata, pur di battersi a viso aperto con il nemico nella Grande Guerra? Niente affatto. O almeno, non per questa ragione.

La comparsa di musi, estremità alari e code dipinti di giallo acceso è successiva all’invasione della Polonia — dove il colore era raro ma presente — e della Francia. Per questo i piloti della Royal Air Force ipotizzarono che le marcature gialle potessero indicare gli assi, ossia quei piloti che, avendo conseguito cinque vittorie su aerei nemici, potevano esibire il colore come segno distintivo. In realtà, i primi aerei tedeschi ad adottare questo codice — appartenenti agli stormi di caccia JG 26 e JG 54 — lo fecero per riconoscersi più facilmente nei cieli sempre più affollati di duelli e per segnalarsi alla contraerea, riducendo il rischio di “fuoco amico”. Uno stratagemma non troppo diverso dalle "invasion stripes" che, quattro anni più tardi, sarebbero apparse sulle ali di tutti i velivoli alleati impegnati nel D-Day.

L’identificazione rapida in combattimento, nelle prime fasi di una guerra che coinvolgeva centinaia di velivoli, era diventata una necessità impellente. I piloti inglesi si affidavano quasi esclusivamente alle insegne dei loro apparecchi — i roundel, le coccarde blu e rosse o blu, rosse e bianche — un retaggio delle coccarde applicate sulle uniformi del XV secolo per riconoscere la nazionalità dei soldati, poi riprese dai rivoluzionari francesi su giacche e feluche. I tedeschi, invece, pur avendo svastiche e croci patenti sui loro velivoli, trovarono nel giallo il modo più semplice per distinguere l’amico dal nemico in quel “grande circo”, per citare Pierre Clostermann, che erano diventate le battaglie del cielo.

Con il progredire del conflitto, anche altri caccia, come l’Fw-190 e il celebre bombardiere in picchiata Junkers Ju-87 Stuka, furono marcati di giallo sul muso e sulle ali, come accadde ai bombardieri Heinkel He-111 e Junkers Ju-88 che venivano mandati a colpire Londra nei terribili “blitz”.

Con il tempo, però, il colore cadde in disuso, soppiantato da schemi mimetici sempre più elaborati e funzionali alle nuove strategie di guerra aerea.

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