Questa settimana apriamo la nostra rubrica con un premio speciale alla grillina Anna Laura Orrico che, in una spericolata riscrittura delle regole della lingua italiana, se ne esce in Aula con "studentesse e studentessi". Semplice lapsus o deriva politicamente corretta? Ah, saperlo...
Ma veniamo alla nostra classifica. Al terzo posto del podio dei peggiori troviamo Maurizio Landini. Arriva la finanziaria in parlamento e il capo della Cgil, puntuale come un orologio svizzero, corre a minacciare un nuovo sciopero generale. Così, giusto per il gusto di paralizzare il Paese. Tra i motivi della possibile mobilitazione ci sarebbe anche la richiesta di maggiori investimenti nella sanità. Peccato che, grazie alla manovra 2026, il Fondo Sanitario Nazionale salirà di 6,5 miliardi rispetto al 2025. E tenete presente che, dal 2022 a oggi, la crescita cumulativa supera i 17 miliardi. Cifre (positive) del genere non si registravano da almeno un decennio. Landini rivendica "anche un cambiamento vero delle politiche economiche e sociali". "Occorre aumentare i salari", ha detto. Peccato che, dati Istat alla mano, da quando la Meloni è al governo i salari sono tornati a crescere. I numeri parlano chiaro: +3,3% rispetto al 2024, dopo il +3,1% dell’anno scorso. Se poi certi stipendi non salgono è perché i contratti di categoria non vengono rinnovati. E a frenare, quasi sempre, è - guardate un po' - la Cgil di Landini.
Al secondo posto abbiamo i pro Pal che hanno impedito a Emanuele Fiano di parlare all'università Ca' Foscari di Venezia. È sempre il solito copione, sempre il solito odio, sempre la solita violenza rossa. Con alcuni attivisti che, questa volta, arrivano addirittura a fare il gesto della P38. Un gesto che richiama la sanguinaria stagione degli anni di Piombo. Questa violenza sta ormai dilagando ovunque, non solo all'interno delle università. A Torino gli studenti del liceo Einstein hanno cercato di ribaltare una camionetta della polizia. Se ci fossero riusciti, avrebbero schiacciato gli agenti che si trovavano dall’altra parte. E le scritte lasciate sul mezzo, “fasci morti”, indicano una deriva che va fermata quanto prima. Prima che ci scappi il morto.
Al primo posto la Corte dei Conti che non ha dato il visto di legittimità al ponte sullo Stretto. I magistrati contabili hanno, infatti, bocciato la decisione del Cipess che ad agosto aveva approvato il progetto definitivo dell'opera. Per Giorgia Meloni "è l'ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del parlamento". La premier non ha torto. Lo abbiamo visto più volte in passato. Davanti a riforme o a leggi sgradite, la magistratura è puntualmente intervenuta per "correggere" l’indirizzo dato dalla politica. Ricordate le barricate ai centri per i rimpatri in Albania? E che dire della guerra che stanno facendo alla riforma della giustizia? Non è un caso, infatti, che lo scontro tra governo e Corte dei Conti sia stato subito usato dalla Schlein per attaccare la riforma costituzionale. "Vogliono avere le mani libere", ha detto.
Ma la realtà è un’altra. E chi dice che certe toghe non sono politicizzate, si vada a rileggere post e dichiarazioni di certi giudici. Un consiglio: parta magari da quello che voleva vedere il governo Meloni "sbavare di rabbia".