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Ora il governo gialloverde litiga pure sui Navigli

Salvini liquida il veto del ministro M5s dei Beni culturali: "I milanesi hanno già deciso di riaprirli"

Ora il governo gialloverde litiga pure sui Navigli

Milano - Già un anno fa, quando a Milano spuntò l'ipotesi di indire un referendum sulla riapertura dei Navigli interrati tra gli anni '30 e '70, il leader della Lega Matteo Salvini archiviò subito la questione dando una mossa al sindaco Giuseppe Sala: «È inutile, una consultazione c'è già stata nel 2011, è ora di passare ai fatti».

Era un progetto caldeggiato dalla Lega del fare, quella che ancora non immaginava di ritrovarsi quotidianamente a fare i conti coi traccheggiamenti dei 5 Stelle. Ieri il vicepremier leghista ha dovuto contestare sulla questione non il ministro delle Infrastrutture Danilo Tonielli, che sul tema avrebbe qualche voce in capitolo, ma quello ai Beni culturali, Alberto Bonisoli, che sabato durante un incontro con i milanesi ha voluto esprimere la propria opinione sull'opera idraulica che dovrebbe cambiare volto a cinque quartieri.

«È una sciocchezza - ha commentato il ministro M5s -, non ne capisco l'utilità. Mi auguro almeno che il sindaco Sala indìca un referendum». Da ex direttore del Naba (Nuova accademia di belle arti) a Milano, Bonisoli poteva persino ricordare che sette anni fa, mezzo milione di cittadini si era già espresso (a favore) sul progetto, senza essere smentito da Salvini. E il ministro dell'Interno, arrivato a Milano ieri per un evento della Scuola politica della Lega, alla domanda se fosse a favore della riapertura dei Navigli ha risposto subito con un «assolutamente sì. L'abbiamo già fatto il referendum a Milano. I Navigli sono storia, sono cultura, sono bellezza, arte e lavoro, perché riporterebbero Milano a essere una città d'acqua, rispettando ovviamente il commercio, il lavoro e la mobilità. Lasciamo che siano i milanesi a decidere, e su questo hanno già deciso». Prima che ai colleghi di governo venga in mente di inserire il caso nel «contratto».

Distinti e distanti. La frattura tra Lega e M5s vista anche soltanto con la lente milanese è abissale. Sulla candidatura alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 il sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti deve dosare le parole: Luigi Di Maio ha detto chiaro che tutti i costi devono essere coperti dagli organizzatori, Regione Lombardia e Veneto, «non un euro dal governo». Salvini ha ammesso che all'ultimo metro, laddove non arriveranno gli enti locali, interverrà lo Stato. Dopo il veto sui fondi alla Pedemontana lombarda, giorni fa i grillini hanno contestato persino i contributi regionali al Gran Premio di F1 a Monza. I leghisti assicurano che la proposta non passerà mai.

Sul caso Navigli ieri anche il sindaco Sala è stato pungente: «Il ministro Bonisoli è stato drastico, però è il ministro Bonisoli, non un sociologo, un urbanista e nemmeno uno che abbia mai espresso un pensiero politico o dettato la linea. Lo rispetto per il fatto che è un ministro ma non mi preoccupo della sua opinione.

Salvini e la Lega si erano espressi tante volte a favore».ChiCa

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