La Lega insiste, vuole le opposizioni unite in un maxigruppo in Parlamento. Sotto la regia di Matteo Salvini, naturalmente. Silvio Berlusconi, però, va avanti per la sua strada e prende tempo. Dicono che per spiegare la sua contrarietà alla federazione del centrodestra proposta dal leader leghista ieri il Cavaliere abbia raccontato ai suoi: «Mi ricorda la Russia quando gli zaristi si federarono con i comunisti. Craxi, per spiegare la dinamica tra Psi e Pci, ricordò proprio questo: Fu uno stratagemma per impedire ai socialisti di dissentire dalle decisioni dei comunisti».
In qualche modo, Berlusconi risponde a Salvini anche nella lettera al Corriere della Sera, in cui detta le condizioni al governo perché Forza Italia voti lo scostamento di bilancio. Sulla strada della collaborazione, sottolinea, gli piacerebbe trovarsi «con l'intera opposizione, senza confusione di ruoli con la maggioranza». Quest'ultima frase il leader azzurro l'avrebbe aggiunta al testo sabato sera, alla fine di una giornata in cui dopo giorni di tensioni ha ricevuto la telefonata di Salvini, con la proposta di federare il centrodestra e concordare le richieste economiche per l'esecutivo. Berlusconi è rimasto freddo, l'idea di far annegare i suoi in una federazione di gruppi alla Camera e al Senato proprio non lo convince, ma accetta il ramoscello d'ulivo e l'intenzione di lavorare insieme, più di prima. La sua diffidenza nasce anche dal triplo schiaffo del leader leghista, solo pochi giorni prima: sull'emendamento pro-Mediaset, sul passaggio dei tre azzurri al Carroccio, Laura Ravetto in testa e sugli apprezzamenti all'arresto in Calabria del presidente del consiglio regionale Tallini (Fi). In giornata il Cavaliere sente diversi parlamentari e la maggioranza è preoccupata dell'ultima idea di Salvini. La coalizione - concorda il leader - l'ho fondata io e deve rimanere unita, ma non è il momento di farci legare le mani. Per rilanciare il partito ci serve agibilità nel centrodestra, dobbiamo differenziarci fortemente da Lega e FdI, recuperare il nostro elettorato tra autonomi, professionisti, partite Iva... Quanto alle proposte per il governo, noi abbiamo fatto le nostre, siamo alleati con lo stesso programma e non sarà difficile trovare punti in comune».
Forza Italia, dunque, per ora non ha intenzione di accettare cambiamenti e vuole rimanere autonoma, «distinti, non distanti», ripetono diversi azzurri. Della federazione ci sarà tempo di parlare e ragionare, magari dopo aver appurato due cose: come si giocherà la partita del Quirinale e con quale legge elettorale si andrà al voto, perché col maggioritario la federazione sarebbe un vantaggio ma se si va, come sembra, verso il proporzionale il partito unico perderebbe.
Dalla Lega le pressioni proseguono. I capigruppo al Senato e alla Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari parlano al futuro e non al condizionale: «A fronte di una maggioranza incapace di decidere, litigiosa e confusa mentre il Paese vive un momento drammatico per la tenuta economica e sociale, sarà un segnale importante riuscire a lavorare come opposizione costruttiva in un unico blocco in parlamento, con proposte comuni». Anche in FdI, però, le perplessità non mancano, ci si augura solo «maggiore sintonia» tra gli alleati, riservandosi di chiarirsi sulle modalità. D'altronde, per Giorgia Meloni sarebbe un arretramento considerato il suo limitato peso parlamentare e il suo alto consenso nei sondaggi.
Tra gli azzurri l'ala che guarda al Superconsigliere Gianni Letta è la più contraria, mentre chi è più in sintonia con la Lega vede aspetti positivi. Come Giorgio Mulè: «L'idea di Salvini - spiega al Giornale- supera il mito dell'autosufficienza leghista e riconosce che nel centrodestra c'è bisogno di tutti per vincere. Poi, il primo federatore è stato Berlusconi. Direi che il titolo va bene, aspettiamo lo svolgimento. Ma senza avere paura, vediamo le carte. La federazione potrebbe decidere le strategie, ma bisogna stabilire regole, ruoli, materie».
Tra i più ostili alla federazione c'è il responsabile Economia, Renato Brunetta: «L'offerta mi sembra stravagante e strumentale, perché in questa legislatura non si è mai costruito nulla tra i partiti del centrodestra e il clima anche personale è molto freddo. Salvini ha sempre preferito verticalizzare i rapporti, parlare quando gli serve solo con Berlusconi, Tajani, Meloni.
Dopo un triplo fallo di disperazione, la sua proposta di una federazione mi sembra un'Opa ostile». Il dc Gianfranco Rotondi è netto: «Salvini non può essere il nostro leader alle prossime elezioni, non si è rivelato un condottiero affidabile e vincente».
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