La vita nel sedicente Califfato Islamico è un inferno e non solo per la popolazione civile oppressa e martoriata dai diktat deliranti di Al Baghdadi. I combattenti jihadisti devono subire ordini che a volte non condividono, violenze ingiustificate, rischiando di finire con la gola tagliata o arsi vivi. Per queste ragioni molti foreign fighters, circa 2mila come rivela un'inchiesta redatta Wall Street Journal, stanno tentando di tornare a casa, nella speranza che i loro Paesi di origine abbiano intenzione di accoglierli. Far rientrare i combattenti pentiti è una mossa che gli Stati europei non vedono di buon occhio, anche se da alcune settimane in Turchia è stata attivata una rete diplomatica per concedere ai miliziani una sorta di salvacondotto, magari offrendo in cambio informazioni riservate sul principe nero di Samarra. Buona parte di chi cerca di mettersi alle spalle l'inferno dell'Isis è combattente, ma ci sono anche fiancheggiatori e donne, quindi persone non direttamente impegnate al fronte. Il Califfato perde colpi e i «fasti» di un tempo sono un ricordo. Secondo le stime rese note da Lisa Monaco, consigliere del presidente Barack Obama per l'antiterrorismo, le truppe dello Stato Islamico non supererebbero i 25mila uomini (4mila dei quali provenienti dall'Europa), circa 10mila in meno del 2015.
Sulla questione dei pentiti è intervenuto il coordinatore dei servizi di intelligence francese Didier Le Bret che ha ribadito come «la situazione dalle parti del Califfato sia ormai critica. Un sacco di persone sta cercando di tornare indietro, tra loro moltissimi nostri connazionali. Preferiscono il carcere a vita in Francia, piuttosto che una fine atroce in Siria o Irak». Secondo fonti diplomatiche, ad oggi solo circa 150 combattenti sono riusciti a tornare in Europa con documenti falsi, vivendo in one di clandestinità. Ce ne sono però almeno altri 2mila che hanno bussato alle porte dei loro Paesi di origine facendo transitare dalla Siria verso la Turchia lettere e messaggi, utilizzando il canale del contrabbando. Qualcuno è stato in grado persino di telefonare alle ambasciate di Francia, Germania e Spagna ad Ankara, chiedendo quali fossero le località frontaliere turche più affidabili per consegnarsi alle autorità del posto. Il problema per loro è come arrivarci senza incappare nella capillare rete di controllo del Califfato.
Si tratta di operazioni difficili da gestire anche per gli 007, questo perché, come ricordato dal vicecapo della sicurezza tedesca Andreas von Geyr, «a volte tra i pentiti possono nascondersi uomini fedeli ad Al Baghdadi, pronti a sfruttare con l'inganno il salvacondotto per poi tagliare la corda e replicare eventi delittuosi come quelli di Parigi e Bruxelles». I casi più angoscianti riguardano le donne, attirate spesso con l'inganno nelle terre del Califfo e ora madri di figli concepiti con i guerriglieri. Le ragazze che hanno condiviso gli ideali dell'Isis si rivolgono ai social e tentano di mettersi in contatto, utilizzando falsi profili, con genitori e parenti. «Abbiamo ricevuto telefonate di padri in lacrime persino da Svezia e Finlandia - rivela il ministro turco della Famiglia Fatma Betul - ma se le loro figlie non riescono a raggiungere il confine con la Turchia è impossibile metterle in salvo».
Un discorso a parte riguarda i disertori dell'Isis passati sotto l'egida di un'altra organizzazione come Al Qaeda, che in Siria è rappresentata dalle Brigate al Nusra.
Alcuni combattenti fuggiti dall'Irak, infatti, si sono arruolati nelle milizie di Al Zawahiri e per farsi accogliere hanno consegnato documenti che denunciano i crimini dello Stato Islamico. Sostengono di aver abbracciato la jihad con l'intenzione di «difendere la popolazione musulmana dalla corruzione del mondo occidentale», anche se in realtà transitano solo da un gruppo di tagliagole a un altro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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