Anche se il conflitto in Ucraina non dovesse scoppiare, siamo già in uno scenario che, per pigrizia, molti chiamano «nuova guerra fredda» ma che appare piuttosto una competizione tra imperi, come quella che portò alla prima guerra mondiale, ovviamente con attori diversi. Una situazione molto diversa da quella dei tempi di Obama, che aveva tentato il reset delle relazioni con la Russia e soprattutto da quelli di Trump, quando il presidente aveva cercato di separare Putin dalla Cina, che invece Biden ha fatto alleare, vanificando il lavoro diplomatico di decenni iniziato da Kissinger. Inoltre, siccome la psicologia individuale e la storia degli uomini conta, Biden è un uomo da mentalità di guerra fredda, quella vera, che Obama per età e Trump perché estraneo alla classe politica non possedevano. In questo nuovo scenario di guerra si contrappongono tre imperi, quello americano, quello cinese alleato del piccolo, si fa per dire, impero russo: e poi c'è l'impero disarmato, in tutti i sensi, l'Unione Europea. Che peraltro avrebbe maggiormente da perdere nel caso di un conflitto: e che in questo scenario non riesce a prendere una posizione perché le nazioni componenti sostengono interessi divergenti. Insomma, gli altri tre sono imperi-nazione guidati da un solo capo, la Ue è un impero multinazionale senza guida politica. In tutto questo la posizione più difficile, in Italia, tocca a quelle forze politiche che intrattengono rapporti e contatti, o nutrono simpatia, per la Russia o per la Cina, o per i loro alleati - pensiamo all'Ungheria di Orbán molto legata a entrambe. Queste forze politiche dovranno dotarsi al più presto di una visione chiara dei rapporti internazionali e delle alleanze. Dovranno dimostrare di sostenere gli interessi italiani all'interno però di un'alleanza, la Nato, che si contrappone a Mosca e a Pechino. Pensare di adottare un atteggiamento «neutralista» oppure astrattamente pacifista non è per nulla realistico, tanto più che queste forze politiche si trovano già al governo o vorrebbero guidarlo dopo le elezioni.
Ebbene, appare molto difficile che in un Paese della Nato possa, nei prossimi anni, governare qualcuno che simpatizzi per Putin o per Xi Jinping: né vale l'idea di stare con il primo contro il secondo, vista la loro vicinanza. Un problema in più. Chi vuole intendere, intenda.
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