Ora è l'America a spaventare le Borse E le banche surriscaldano lo spread

Frena il mercato del lavoro Usa Forbice Btp-Bund a quota 126

Rodolfo PariettiSe due fronti incandescenti come Cina e petrolio non bastavano, adesso se ne è aggiunto un altro a destabilizzare i mercati. E non è di poco peso, trattandosi dell'America. È bastato l'ultimo rapporto sul mercato del lavoro Usa, che ha di fatto confermato il rallentamento dell'economia Usa, per mandare ieri di nuovo in fibrillazione le Borse. Costrette in Europa a una precipitosa retromarcia che ha prima azzerato i guadagni accumulati fino all'inizio del pomeriggio e poi allargato le perdite quando anche Wall Street (-1,35% a un'ora dalla chiusura) ha imboccato con decisione la strada del ribasso. A farne le spese è stata ancora una volta Piazza Affari, caduta di un altro 2,13% sotto il peso delle banche (-2,62%), che continuano a scontare l'inerzia finora mostrata nel processo di aggregazione, le elevate sofferenze e la complicata gestazione della bad bank. Il progressivo indebolimento dei titoli del credito, il cui deprezzamento ha superato il 28% solo nell'ultimo mese, sembra tra l'altro riflettersi anche sullo spread tra Btp e Bund, salito fino a quota 126, un livello mai più raggiunto dall'agosto dello scorso anno. Ma ciò che più preoccupa è la rapida risalita nell'ultimo mese del differenziale di rendimento, ancora saldamente attestato sui 96 punti lo scorso 5 gennaio. Un'impennata che potrebbe essere ricondotta anche alle recenti tensioni tra il governo Renzi e la Commissione Ue. L'umore generale dei mercati è orientato al pessimismo. E certo non ha contribuito a migliorarlo la notizia che a gennaio l'America ha creato solo 151mila posti di lavoro, meno dei 185mila attesi e ai minimi dello scorso settembre, nonostante la disoccupazione sia scesa dal 5 al 4,9% (non accadeva dal periodo pre-crac di Lehman Brothers) e i salari siano cresciuti del 2,5% a livello annuo, un valore che potrebbe aiutare la risalita dell'inflazione come auspicato dalla Federal Reserve. «Abbiamo l'economia più forte e stabile del mondo», ha detto il presidente, Barack Obama.

Ma le Borse hanno dato più peso al rallentamento dell'economia segnalato dalle assunzioni, malgrado ciò si traduca in un probabile alt ai rialzi dei tassi, di solito gradito ai mercati. Di più: secondo gli analisti, non solo potrebbero non esserci ulteriori rialzi, ma la Fed potrebbe invertire passare ai tassi negativi come peraltro già suggerito dall'ex numero uno della banca centrale, Ben Bernanke.

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