Roma - Angela Merkel resiste alla tempesta populista, pur pagando un prezzo alto all'onda lunga della destra di Afd, Alternative fuer Deutschland. E corregge la rotta e la comunicazione, inaugurando una sorta di strategia dell'attenzione verso le ragioni della protesta e il grido d'allarme proveniente da settori diversi della società.
«Ci sono problemi evidenziati dalla politica populista. E laddove si presentano problemi, questi vanno risolti» dice la cancelliera che poi si concentra sui possibili settori di intervento: «Si tratta di integrazione, immigrazione illegale, assistenza medica nei territori rurali».
Questa linea Silvio Berlusconi l'ha sposata da tempo dichiarando in più occasioni di non amare la parola «populismo» perché implica disprezzo verso il popolo. Una indicazione che ora anche la cancelliera sembra avere adottato. «Credo che uno dei peggiori errori che si possano fare, sia quello di parlare con sufficienza del cosiddetto populismo. La sufficienza snobistica con la quale la sinistra liquida il populismo, cioè le legittime preoccupazioni di molti cittadini, come se fossero un atteggiamento rozzo e retrogrado, è una tipica dimostrazione di miopia», disse il Cavaliere nello scorso aprile. «Per vincere spiegò il presidente di Forza Italia in un'altra occasione occorre un centrodestra unito e coeso, nel quale ci sia posto per le sensibilità di tutti, che sappia ascoltare le paure, la rabbia, il disagio di molti cittadini, quello che i signori della sinistra liquidano come populismo e che invece è un sentimento autentico, legittimo, diffuso. Ma soprattutto occorre un centrodestra chiaro nel suo profilo liberale e riformatore, fortemente ancorato ai valori cristiani, capace di esprimere progetti seri e realizzabili».
Forza Italia, insomma, si propone come argine al populismo, ma non perché si senta lontana dalle sue istanze, ma piuttosto perché intende ascoltarle e tradurle in misure concrete e realizzabili evitando così derive antisistema. Se il voto tedesco dimostra che il richiamo alla identità di «popolo», il sovranismo, il nazionalismo legato alla difesa dei confini e alla protesta contro l'immigrazione incontrollata e senza possibilità di occupazione e integrazione, è ancora un vento forte in Europa, il vantaggio per l'Italia, visto attraverso la lente forzista, è che nel nostro Paese Berlusconi è sempre riuscito a cucire la trama di un centrodestra responsabile e di governo. Non è un caso che il Ppe stia da mesi comunicando in ogni occasione utile il suo appoggio all'ex premier italiano in vista delle elezioni politiche e stia scolpendo il suo endorsement anche attraverso iniziative pubbliche.
È avvenuto a Fiuggi dove Antonio Lopez, segretario generale del Ppe, ha salutato «il prossimo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi». Accadrà domani quando il presidente del Ppe Joseph Daul vedrà a pranzo, probabilmente a Palazzo Grazioli, il Cavaliere. Dentro Fi, c'è anche chi azzarda un parallelo tra quanto è emerso dalle elezioni tedesche e il voto delle Politiche in Italia. In sostanza il sogno sarebbe quello di raggiungere quel 33% conquistato dalla Merkel e lasciare agli alleati le percentuali ottenute da Afd.
Per il momento gli azzurri osservano con attenzione il sondaggio Tecnè che assegna a Fi il 15,9% contro il 15,3 della Lega e il 5,1 di FdI. Percentuali che sommate insieme portano il totale del centrodestra al 36,3%. In sostanza il massimo storico raggiunto in questi mesi dalla coalizione unita.
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