«N on si torna più indietro». A scanso di ulteriori sorprese, sempre possibili in uno scenario politico così imprevedibile, la decisione è stata presa. E dovrebbe essere formalizzata all'uscita della prossima riunione congiunta dei parlamentari del Movimento Cinquestelle, prevista per domani a Roma.
Nell'assemblea si parlerà anche della deroga alla regola del doppio mandato, osteggiata però da Casaleggio. I Cinque Stelle sono stufi di Matteo Salvini e già venerdì si erano affrettati a spegnere sul nascere le ipotesi di un nuovo contratto gialloverde, con il capo politico Luigi Di Maio promosso nel ruolo di premier. Una soluzione che, a dire il vero, era vista di buon occhio in alcuni settori del Movimento e su cui pure il leader grillino aveva riflettuto, così dicono i bene informati. E l'iniziale indecisione è spiegabile osservando la surreale crisi di governo anche attraverso la lente di ingrandimento delle lotte di potere interne ai pentastellati. Voci autorevoli raccontano di una situazione in cui «Di Maio ora è sostanzialmente commissariato da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, con Alessandro Di Battista e Roberto Fico che spingono per un cambio della guardia». In questa ottica, le manovre di avvicinamento al Pd di Nicola Zingaretti suonano come il de profundis sulla linea tenuta dal vicepremier, sempre capo politico e magari ancora ministro, ma non più uomo solo al comando.
Sta qui la novità, nell'universo M5s, nel gran ritorno di Grillo e Casaleggio, che sono tornati a dettare i tempi della strategia. I due numi tutelari pensano a Giuseppe Conte come futuro candidato premier e stanno facendo di tutto per non farlo schiodare da Palazzo Chigi. Quindi porte chiuse al Carroccio, ansioso di liberarsi proprio di Conte.
Il piano, al momento, vede in Salvini il bersaglio da colpire. Così il Blog delle Stelle, per dare addosso al Capitano, è tornato ad attaccare Silvio Berlusconi. «Salvini e la Lega hanno anche fatto una scelta politica - ha ammonito il M5s - una chiara scelta politica. Perché 24 ore dopo aver aperto la crisi (nemmeno 24 ore dopo, pensate!) hanno chiamato Berlusconi e sono andati ad Arcore». Per i pentastellati la pietra dello scandalo sarebbe anche un'intervista, rilasciata a questo giornale: «C'é anche un'intervista di Salvini rilasciata 5 giorni fa al Giornale, guarda caso proprio il quotidiano della famiglia Berlusconi, in cui pubblicamente dice di voler fare un governo del sì insieme al Cavaliere».
Il Movimento ha preso in giro il capo della Lega: «E sapete qual è il paradosso di tutto questo? Che pare sia stato lo stesso Berlusconi a snobbarli. Gli ha dato picche!»
Parlando di un ritorno di fiamma con Salvini, c'è chi sfodera una metafora efficace: «Nessuno di noi è tanto cretino da pensare di fare come la moglie che torna dal marito che la tradisce o che è violento, perché, tanto, poi cambierà». Per quanto riguarda il Pd, molti nel M5s riflettono già su una possibile agenda comune: «politiche sociali, riforma della giustizia con la nuova prescrizione, modifica del conflitto d'interessi, tutela dell'ambiente». Resta però fermo il no dei Cinque Stelle a sedersi direttamente al tavolo con Renzi. Questo è l'unico ostacolo alla trattativa giallorossa.
A parlare in chiaro sono due senatori, Primo Di Nicola e Gianluigi Paragone. Di Nicola ha detto addio alla Lega: «Tenere lontano Salvini dal governo è ormai diventato un dovere democratico, per conservare un minimo di credibilità alla politica».
Paragone è uno di quelli che invece vorrebbe bloccare il dialogo con il Pd: «In pochi giorni il M5s sui giornali è diventato una forza responsabile... certe liaison trasformano i rospi in principi». Intanto sia dal Blog sia da fonti parlamentari è stata reiterata la richiesta: «Salvini e gli altri ministri della Lega si dimettano domani».
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