Cronache

"Ora uno scudo penale. Il rischio è che i medici si rifiutino di vaccinare"

Il presidente dell'Ordine: "Molti hanno paura di pagare errori che non dipendono da loro"

"Ora uno scudo penale. Il rischio è che i medici si rifiutino di vaccinare"

«Serve un provvedimento urgente che protegga i medici». Il rischio è che ci sia non solo una fuga di persone dai vaccini, come si sta vedendo in questi giorni, seppur in misura contenuta. Ma anche dei vaccinatori. La paura di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, è la stessa dei colleghi che ha sentito in questi giorni. Dopo le inchieste aperte sulle morti sospette dopo le somministrazioni di Astrazeneca, si teme che i medici si tirino indietro per non rischiare di finire indagati a causa di eventi che non dipendono da loro.

Qual è in questi giorni lo stato d'animo dei medici chiamati in prima linea nella campagna vaccinale?

«Non ci vuole molto a immaginare cosa pensano i colleghi: sono tutti spaventati. Se per ogni somministrazione ed effetto collaterale i medici rischiano di finire davanti ai giudici, è chiaro che le adesioni alla campagna vaccinale sono più complicate. Abbiamo piena fiducia nella magistratura, però vorremmo che lo Stato mettesse i medici nella condizione di fare bene il loro lavoro con serenità senza essere colpevolizzati».

Per questo vi siete uniti alle richieste di uno scudo penale per chi somministra le dosi.

«Sì, chiediamo un provvedimento straordinario, vista la situazione, perché il problema che abbiamo in questo momento è di tranquillizzare la categoria che si appresta a fare la vaccinazione di massa. Parliamo di decine di milioni somministrazioni ed è chiaro che su numeri così alti la probabilità di qualche evento seppure raro c'è sempre: se di fronte a tutto questo si deve scatenare una tempesta giudiziaria e mediatica diventa difficile. Non è accettabile che ricadano sulle loro spalle quelli che, anche solo a livello di indagini per escludere una correlazione, sono gli inevitabili rischi».

Lei ha il sentore che ci possa essere una ritirata dei medici dalla campagna vaccinale?

«Io spero e credo di no. Spero che i colleghi continuino con spirito di sacrificio e passione, ma il rischio è che si sentano abbandonati. Abbiamo messo in campo veramente un esercito, potenzialmente parliamo di 160mila tra medici e odontoiatri. Bisogna intervenire subito, lo avevamo già chiesto al termine della prima fase vaccinale e ora è diventato urgente. Il timore di finire in tribunale con procedimenti e conseguenti spese legali comporta sempre minore serenità. Temo che tutta la disponibilità che abbiamo raccolto finora possa venir meno».

La Procura di Catania che ha aperto un'inchiesta vuole verificare se vi siano eventuali controindicazioni per alcune persone che non sono state analizzate. Temete nuovi effetti collaterali?

«Fa parte del rischio generale per qualsiasi malattia, ma la concentrazione di così tanti vaccini in un lasso tempo così ristretto comporta che si verifichino più casi tutti insieme. Sui grandi numeri sono attesi possibili eventi avversi, legati o meno al trattamento, anche se, ricordiamolo, il beneficio è stato dimostrato essere di gran lunga superiore al rischio».

Si sta vaccinando negli ambulatori dei medici di base?

«Sì, anche se le Regioni procedono ognuna per conto proprio. Ma in molte Regioni la campagna vaccinale con i medici di base non è partita. Il problema è sempre la mancanza dei vaccini».

Senza vaccini come si definisce la priorità tra soggetti vulnerabili ciascuno per patologie diverse?

«Se non arriveranno abbastanza dosi per tutti è evidente che dovremo aggiungere anche qui il criterio dell'età».

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