Braccato dai fantasmi italiani, inseguito dalle turbolenze del governo fino in Patagonia e al Mar de la Plata, Sergio Mattarella non ha certo cambiato il suo stile di approccio ai problemi. La riforma elettorale? «Ne riparliamo in Italia», ha sussurrato a Montevideo tra un impegno e l'altro. Sul caso Boschi invece non ha fatto nemmeno questa piccola concessione verbale. Sguardo dritto e silenzio assoluto, anche perché la questione è maledettamente seria. Infatti il Quirinale, che sulla vicenda Banca Etruria vuole vederci chiaro, ha «acceso un faro».
Un faro. Dunque il capo dello Stato segue «con attenzione» e con una certa preoccupazione gli sviluppi dell'ennesima miccia accesa sotto Palazzo Chigi. Smaltito in fretta il fuso orario, si è messo all'opera per stendere una rete di protezione sull'esecutivo, un lavoro intenso e sotto traccia che culminerà con un incontro con Matteo Renzi, con il quale peraltro Mattarella già prima di partire per il viaggio in Sudamerica aveva fissato un appuntamento per discutere della legge elettorale. Ma nonostante l'invisibile attivismo presidenziale e l'ostentato ottimismo del Pd, che considera «chiusa» la faccenda, i pericoli sono tutt'altro che rientrati. I grillini hanno chiesto la calendarizzazione urgente del voto sulla commissione d'inchiesta sul sistema bancario e vogliono che Paolo Gentiloni si presenti quanto prima in Parlamento per riferire sulle peripezie dell'istituto di credito toscano, tutto ciò accompagnato da una mozione di censura contro il sottosegretario alla presidenza. Adesso la conferenza dei capigruppo stabilirà procedure, tempi e modi, ma è prevedibile che il premier parli alla Camera, dove ha i numeri a favore e non ci sono problemi di tenuta della maggioranza.
Però il momento non è dei migliori. Magari Gentiloni - questo è il ragionamento del Colle - non cadrà, perché per un sottosegretario non è prevista la sfiducia individuale e anche perché nessuno, tranne forse Renzi, vuole le elezioni anticipate. Però non si potrà sfuggire all'effetto di un processo al governo, che già di per sé non gode di buona salute. Le manovre economiche, i rapporti con l'Europa, il dibattito sulla legge elettorale avvitato su sé stesso, la cabina di regia messa in piedi dal Nazareno per «facilitare» Palazzo Chigi, le Ong, i vaccini, la Serracchiani: c'è un incidente al giorno, una polemica al minuto, difficile andare avanti così un altro anno ancora.
C'è un'altra considerazione da fare. Presi da soli, tutti questi inciampi sono risolvibili, e infatti in gran parte sono stati risolti, o quanto meno sterilizzati. Però messi insieme assumono un rilievo importante e contribuiscono a formare un grumo, una massa che ostacola il normale procedere dell'azione del governo. In questo clima pure una piccola grana può portare a una crisi, anche se nessuno la cerca.
E il caso di Banca Etruria non è una piccola grana. Le accuse saranno difficili da provare, probabilmente su di lei non esiste nemmeno un rilievo penale.
Ma dal punto di vista politico Maria Elena Boschi rischia parecchio. E siccome attaccare la Boschi significa attaccare Renzi, ecco spiegata la «preoccupazione» del capo dello Stato. Basterà la smentita del sottosegretario a calmare le acque? Per ora la risposta è no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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